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La Cgil ha atteso sino al 4 novembre nella speranza che Recuperator rivedesse la propria posizione e ritirasse il “licenziamento” di Rosaria. Ma Rosaria, dopo 46 mesi continuativi in quell’azienda, resterà a casa, perché la Recuperator ha confermato la scelta di allontanarla.
Rosaria è una lavoratrice somministrata che operava in Recuperator dal gennaio 2022. “Unica “colpa” della lavoratrice è stata quella di aver contratto un tumore, per il quale è stata operata a marzo 2025 – hanno scritto in una nota la Fiom e il Nidil Cgil del Ticino Olona –. A giugno Rosaria è rientrata regolarmente in azienda sul proprio posto di lavoro, dove è rimasta sino al 4 novembre scorso”. Il sindacato tiene a sottolineare che, mentre Recuperator comunicava all’agenzia per il lavoro da cui dipende Rosaria la fine della sua missione, la stessa azienda procedeva ad assumere altro personale in somministrazione tramite una diversa agenzia e a inserirlo proprio nella posizione lavorativa ricoperta da Rosaria.
Nidil e Fiom Ticino Olona: “Non sarebbe stato possibile se fosse stata una dipendente diretta”
“Un comportamento del genere – spiegano Giorgio Ortolani del Nidil e Antonio Del Duca della Fiom – non sarebbe stato possibile se Rosaria, invece di essere una lavoratrice somministrata a tempo indeterminato in staff leasing, fosse stata direttamente assunta da Recuperator. Per questo, insieme alla vertenza per uso improprio del contratto di staff leasing, valuteremo la possibilità di promuovere una vertenza per discriminazione”.
In Italia oggi sono circa 500 mila le persone che lavorano in somministrazione per aziende. Di queste, poco più di due terzi sono a tempo determinato, mentre un terzo — 148.730 a ottobre 2025 — è assunto a tempo indeterminato. Ognuno di loro, come Rosaria, rischia di essere allontanato dalle aziende utilizzatrici senza che venga neppure formalizzata una motivazione.
“Violato il carattere della temporaneità della somministrazione previsto dalla Direttiva 2008/104/CE”
“Troppo spesso le aziende, come in questo caso Recuperator, hanno utilizzato e utilizzano tuttora in modo surrettizio e abusivo il contratto di somministrazione, prolungandolo per anni invece di procedere all’assunzione diretta – continuano i sindacalisti della Cgil –. Questo modo di agire viola il carattere della temporaneità della somministrazione previsto dalla Direttiva 2008/104/CE. Diverse sentenze della Corte di Giustizia Europea chiariscono che il lavoro tramite agenzia interinale presso la stessa impresa utilizzatrice non può diventare una situazione permanente”.
Anche la giurisprudenza italiana, ricordano Nidil e Fiom, si è più volte espressa in questo senso, ribadendo che, senza il limite della temporaneità, il rapporto di somministrazione finisce per diventare uno strumento di licenziabilità a discrezione del datore di lavoro/utilizzatore. Per questo i sindacati hanno già promosso diverse vertenze per lavoratrici e lavoratori impiegati per anni come somministrati presso la medesima azienda: “tutte queste vertenze hanno avuto esito positivo per le persone coinvolte”.





























