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“Sembra che Mazzi, con la sua proposta, abbia nostalgia di un nuovo Minculpop, dove qualcuno dall’alto del potere romano decide chi è abbastanza allineato al regime culturale del momento. Mazzi lamenta che non ci sarebbero orchestre italiane ai vertici mondiali, e cita la Berliner come modello. Bene, allora sarebbe proprio il caso che si informasse meglio: alla Berliner Philharmoniker il direttore viene votato dagli orchestrali, non nominato dai politici come è successo nel caso del Teatro La Fenice”. Così Nicola Atalmi, segretario generale Slc Cgil Veneto, commenta la proposta del sottosegretario Mazzi.
“Quello applicato dalla Berliner Philharmoniker è il livello di autonomia e qualità che servirebbe all’Italia, altro che verifiche sugli orchestrali, che non sono altro se non l’ennesimo tentativo di controllo politico mascherato da ‘valutazione’. Le orchestre italiane meritano rispetto, libertà artistica e trasparenza. Non commissariamenti ideologici”.
























