Ancora una bocciatura al ponte sullo Stretto di Messina, ancora una volta dalla Corte dei conti. Dopo aver detto no alla delibera Cipess che impegna lo Stato a spendere 13,5 miliardi di euro per l’opera, ieri è arrivato lo stop al decreto che aggiorna la convenzione tra i ministeri dell’Economia e delle Infrastrutture e la società Stretto di Messina.

Si tratta del decreto del 1 agosto 2025, n. 190, con cui i Dicasteri approvano il terzo atto aggiuntivo alla convenzione del 30 dicembre 2003 con la spa concessionaria per la progettazione, realizzazione e gestione del Ponte.

Il Ponte dei ricorsi

“Altro che Ponte dei record: quello di Salvini si sta rivelando il Ponte dei ricorsi, degli errori e delle bocciature, e il ministro affonda nei suoi stessi atti – afferma il segretario confederale della Cgil Gino Giove –. In poche settimane due altolà, prima la decisione della Corte dei conti di non registrare la delibera Cipess, poi lo stop alla modifica della concessione alla società Stretto di Messina. E mentre si sbandiera un’opera presentata come modello europeo e diventata invece il manuale vivente del pasticcio tecnico-amministrativo, il Paese reale aspetta ferrovie funzionanti, strade sicure, mobilità pubblica, manutenzione, sanità, scuola e protezione del territorio”.

Tutto si ferma

Le motivazioni della decisione, fanno sapere dalla sezione centrale di controllo di legittimità della Corte, verranno rese note entro trenta giorni. Nel frattempo le due bocciature dovrebbero bloccare tutto. A quanto risulta, senza un aggiornamento della convenzione, la società Stretto di Messina non può indire gare né proseguire il lavoro. E se tutto si ferma, dovrebbero anche slittare l’apertura dei cantieri che era stata ipotizzata a inizio 2026.

Promesse, promesse, promesse

“Servono legalità e infrastrutture, non propaganda – prosegue Giove -. La realtà è semplice: il ministro (Salvini, ndr) che prometteva ponti, autostrade e alta velocità, non è riuscito nemmeno a scrivere un atto legittimo, e il suo progetto faraonico è oggi fermo per errori giuridici, procedurali e contabili. Altro che cantieri: siamo al ritiro degli atti. Perché, come ha chiaramente stabilito la Corte dei conti, questi sono illegittimi, carenti e privi delle necessarie garanzie, con un pericoloso utilizzo di fondi pubblici senza coperture adeguate né trasparenza”.

Nel frattempo il Ponte sta diventando una barzelletta, almeno all’estero. Mentre il Guardian definisce il ponte “una promessa che probabilmente non verrà mai mantenuta”, l’emittente tv Al Jazeera ne fa una creatura mitologica, metà visione titanica, metà incubo burocratico, e i francesi di Le Monde scrivono che il progetto “incarna le contraddizioni dell’Italia di Meloni”.

Un’opera che è un azzardo

“Invece di fermarsi, Salvini minimizza, ironizza, insiste – conclude Giove –. Ma anche la propaganda, quando sbaglia codice e legge, viene bocciata. Un’infrastruttura senza basi giuridiche, tecniche e ambientali non è un’opera: è un azzardo. E un ministro che spende milioni per un progetto irrealizzabile, mentre mancano i treni per i pendolari, le ambulanze nei territori e le scuole sicure, non sta programmando il futuro del Paese. Lo sta ipotecando”.