PHOTO
A dodici anni dalla scoperta dell’inquinamento da Pfas nelle acque del Veneto e dopo la storica sentenza che ha condannato 11 ex dirigenti della Miteni per disastro ambientale e avvelenamento delle acque, a Lonigo nasce il “Patto di Comunità per la bonifica del sito ex-Miteni di Trissino”, nell’ambito della campagna nazionale “Ecogiustizia Subito – in nome del popolo inquinato”, a conclusione dell’incontro di confronto e approfondimento sullo stato di avanzamento della bonifica del sito inquinato dai famigerati Forever ChemicalsAcli. A sostenerlo sul territorio tante associazioni. In prima fila la Cgil. Ecco l’elenco dei soggetti: Azione Cattolica Italia, Agesci, Arci, Legambiente, Libera, Mamme No Pfas, Acqua Bene Comune Vicenza, Cgil Veneto, Isde, Italia Nostra Sezione Medio Basso Vicentino, Medicina Democratica e Rete Zero Pfas Veneto hanno lanciato.
Disastro Pfas: 380 km² di inquinamento tra le province di Vicenza, Verona e Padova e almeno 300 mila persone esposte (solo in Veneto)
“L’obiettivo – si legge nella nota – è chiaro: pretendere l’immediata bonifica del sito contaminato, la tutela della salute pubblica e la riconversione sostenibile del territorio più colpito dal disastro Pfas in Italia, che coinvolge 380 km² tra le province di Vicenza, Verona e Padova e almeno 300 mila persone esposte”.
“Dopo dodici anni di ritardi e rimpalli di responsabilità – dichiarano i promotori e gli aderenti al Patto – non è più accettabile che il sito ex-Miteni resti una ferita aperta. È il momento di agire insieme: lo dobbiamo alle comunità, ai lavoratori, al futuro di questo territorio. Per questo abbiamo voluto lanciare questo Patto di Comunità: un impegno condiviso e collettivo per la bonifica e la giustizia ambientale”.
Il patto nasce per avviare senza ulteriori rinvii le opere di messa in sicurezza e di bonifica integrale dei terreni e delle falde contaminati
Il Patto di Comunità nasce per tenere alta l’attenzione e sollecitare tutte le istituzioni competenti – Governo, Regione Veneto, Arpav, Comuni, Aziende succedutesi nella gestione del sito produttivo e proprietà attuale del sito dismesso – ad avviare senza ulteriori rinvii le opere di messa in sicurezza e di bonifica integrale dei terreni e delle falde contaminati.
Le richieste dei promotori del patto
Tra le richieste principali del Patto vi sono: avvio immediato delle operazioni di bonifica e finalizzazione della barriera idraulica; finanziamenti certi e continui per il monitoraggio e la messa in sicurezza; ampliamento dei controlli su aria, acqua, suolo e catena alimentare; nuova indagine epidemiologica e sorveglianza sanitaria per tutta la popolazione esposta; completamento delle infrastrutture idriche per garantire acqua pulita e sicura.
Gli impegni assunti dai sottoscrittori
I sottoscrittori del Patto si sono impegnati a monitorare civicamente l’attuazione degli impegni assunti dalle istituzioni, la corretta gestione delle risorse e il rispetto dei tempi e delle procedure di bonifica. Il Patto prevede inoltre di sollecitare e promuovere percorsi partecipativi per coinvolgere cittadine, cittadini, imprese e amministrazioni nella rigenerazione ambientale e sociale del territorio, promuovendo progetti di fitodepurazione, rinaturalizzazione, agricoltura sana e riconversione ecologica delle aree colpite e avvelenate dall’inquinamento da Pfas.
Zanni, Cgil Veneto: “Per realizzare la bonifica ancora una volta serve una grande spinta dal basso e collettiva”
“Dopo la sentenza del 26 giugno scorso, che ha rappresentato un fondamentale punto di avanzamento della lotta per la salvaguardia della salute delle persone e dell’ambiente, la bonifica del sito dell’ex Miteni, che continua ad avvelenare la falda sottostante, è il prossimo essenziale obiettivo da raggiungere – ha spiegato Giampaolo Zanni, Cgil Veneto –. Per realizzare la bonifica ancora una volta serve una grande spinta dal basso e collettiva. La firma di questo patto da parte di tante associazioni, e tra queste la Cgil del Veneto, è la base per avviare questa spinta e fare in modo che le multinazionali responsabili del disastro ambientale mettano le risorse necessarie e che le istituzioni preposte, a partire dalla Regione del Veneto, facciano finalmente la loro parte. Pur non dimenticando le tante problematiche ambientali nella nostra regione che finora non sono state affrontate con la necessaria determinazione da parte di chi l’ha guidata; la Cgil considera la bonifica del sito Miteni un atto di cura che dobbiamo all’ambiente e alle future generazioni”.
Il caso Miteni rappresenta un banco di prova per l’intero Paese e un appello alla responsabilità politica. Come ricorda Legambiente, solo il 6% delle aree contaminate in Italia è stato bonificato: “Non vogliamo che Trissino diventi l’ennesima occasione perduta. Bonificare significa restituire salute, dignità e futuro a una comunità che non si arrende”. Con questo Patto, cittadini, lavoratori e associazioni dicono basta ai rinvii e all’oblio: chiedono ecogiustizia subito, nel nome del popolo inquinato.
“Con questo patto condiviso rinnoviamo il nostro impegno a sollecitare, monitorare e promuovere la piena realizzazione delle opere di risanamento ambientale, per una bonifica reale, rapida e risolutiva, fondata sulla partecipazione attiva, la tutela della salute, la rigenerazione del territorio e la creazione di lavoro sostenibile”, hanno dichiarato le associazioni promotrici e aderenti ad Ecogiustizia.


























