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Ci sono le battute e le “battutacce”, come quella della presidente del consiglio, Giorgia Meloni, che all’annuncio dello sciopero generale proclamato dalla Cgil, ha twittato ammiccante, per il giubilo dei leoni da tastiera, “In quale giorno della settimana cadrà il 12 dicembre?”, con tanto di emoji pensosa, una rarità per gli usi e costumi della premier sui social, alludendo all’occasione di una vacanza da lungo weekend.
E poi c’è la realtà dei lavoratori italiani, tutt’altro che avvezzi a organizzare lunghi weekend, dato che per molti di loro il lavoro di sabato e domenica è un’usanza consolidata e spesso abusata. E per quasi tutti, anche quelli con il fine settimana libero, le condizioni di vita sono ben lontane dal concetto di weekend lungo. Ma andiamo per ordine.
Quanti sono i lavoratori italiani che sono di turno nei giorni del weekend?
Ebbene sì, lo sciopero generale sarà un venerdì. E allora? La Cgil non ha nulla da spiegare – e ci mancherebbe –, fino a prova contraria è ancora legittimo che sia l’organizzazione a scegliere le date delle proteste che indice. È abbastanza misero quel che sottende la premier con la sua sedicente provocazione social: incrociano le braccia di venerdì per fare il weekend lungo. Con una riga su X Meloni offende il lavoro e calpesta il diritto di sciopero. E ignora la realtà, quella che fin da teenager missina diceva di conoscere bene.
Secondo l’ultima rilevazione Istat, gennaio 2025, il numero degli occupati in Italia è di circa 24,2 milioni di persone: poco meno di 16 milioni e mezzo a tempo indeterminato, quasi 2 milioni e 700 mila a termine e 5 milioni 110 mila lavoratori autonomi.
Secondo una rilevazione ancora più recente, pubblicata da Eurostat nel maggio scorso, un occupato su tre (il 30,9%) lavora nel weekend (la media europea, grazie ai paesi del Nord Europa più rigidi sulle regole, è del 22,4%). Una percentuale che per altro colloca l’Italia tra i Paesi europei con la maggiore incidenza per quel che riguarda i fine settimana lavorativi. E che diventa del 33,4% se si restringe il campo a quanti lavorano il sabato.
Almeno 8 milioni di persone in Italia lavorano di sabato o domenica
Quindi, tornando ai 24,2 milioni di impiegati, possiamo già dire che circa 8 milioni di persone in Italia lavorano almeno un giorno tra sabato e domenica. Addio weekend lungo per loro, sciopero o non sciopero. In realtà probabilmente il numero esatto va ben oltre 8 milioni, dal momento che la quota degli autonomi cui “tocca” lavorare anche nei fine settimana – secondo una rilevazione precedente – arriva al 60% (un dato monstre nella Ue, dove gli autonomi al lavoro nel weekend sono il 46,7% se hanno dipendenti e il 37,8% se non li hanno).
Se invece prendiamo in esame il campo di chi lavora la domenica, l’ultima rilevazione disponibile che spunta fuori è quella dell’Ufficio Studi della Cgia di Mestre, risalente al lontano 2016, che parlava di 4,7 milioni di persone (1 su 5 tra i lavoratori dipendenti, 1 su 4 tra gli autonomi). Essendo un dato di nove anni fa, sospettiamo sia cresciuto.
Ecco i settori in cui i sabati e le domeniche “non esistono”
Complicato ricostruire con esattezza quanti e quali, tra gli oltre 900 contratti collettivi nazionali di lavoro che esistono in Italia, prevedano il lavoro anche nei giorni del weekend, ma gli analisti dicono che, con certezza, ormai la maggior parte dei ccnl lo prevedano. Ci sono settori in cui il lavoro nel weekend è più diffuso e molte analisi che lo provano, ma basta spirito di osservazione e buon senso per scovarli anche in base all’esperienza. Eccoli.
Partiamo dalla sanità e dai turni infiniti di medici e infermieri. Proseguiamo con i servizi alla persona. C’è un nutrito esercito che rende possibili le lezioni del sabato in scuole e università (o i vostri figli sono riusciti a convincervi che la settimana finisce il venerdì?). Ovviamente c’è il settore alberghiero e della ristorazione (altrimenti come faremmo a goderci i weekend lunghi del venerdì di sciopero?). Ci sono i trasporti (di tutti i tipi). C’è il commercio, compreso l’e-commerce (già, c’è qualcuno che ha timbrato il cartellino dietro al tuo schermo, anche quando acquisti qualcosa online alle 6 della domenica mattina). Ci sono i servizi cui nessuno pensa: avete presente quando fa freddo e scegliete “Servito” o “Più servito” alla pompa di benzina in autostrada la domenica pomeriggio dopo un bel weekend lungo?
Ci sono i settori agricolo, forestale e della pesca. C’è la logistica, da quella che mobilita le merci a quella che consegna a domicilio (il rider che ti porta supplì e margherita la domenica sera mentre guardi la partita. E, peraltro, c’è chi quella partita la mette in onda e ti permette di guardarla). C’è la sicurezza e il soccorso, forze dell’ordine, 118 e chi più ne ha più ne metta (andateglielo a dire, qualora vedeste un vigile del fuoco al corteo del 12 dicembre, che “zitto zitto si è riuscito a ritagliare un bel weekend lungo di relax”). Ci sono diversi settori dell’industria manifatturiera che funzionano su cicli continui e non si fermano mai.
C’è tutta la filiera dello spettacolo e dell’intrattenimento (sì perché gli attori di teatro o i musicisti non fanno le pomeridiane di domenica per hobby, le maschere al cinema o gli stewart allo stadio non sono volontari). C’è uno sterminato mondo dell’arte e della cultura che, chiudesse il sabato o la domenica, sarebbe causa del dimezzamento del Pil di questo Paese che vive anche, soprattutto, di turismo. C’è il meraviglioso universo delle palestre “siamo aperti tutto l’anno tranne la mattina di Natale”...chissà come farebbero senza i lavoratori alla reception o gli istruttori e i personal trainer pronti tra pesi e tapis roulant? Aaah, quasi ci dimenticavamo la nostra categoria, c’è l’informazione e l’entertainment… giornali, tg, trasmissioni (di tutti i tipi) con tutto l’indotto, dai tipografi ai cameramen ai fotografi ai montatori ai registi alle redazioni online alle agenzie (e chi più ne ha più ne metta).
Scartabellando tra le rilevazioni dell’ultimo decennio sono questi i macrosettori citati, ma scommettiamo che se ci concentrassimo tutti insieme riusciremmo a individuare tante altre figure che stanno “al chiodo” pure di sabato e domenica. E chiediamo scusa a tutti quelli che non abbiamo citato, ma, come si dice in questi casi – se non sei Giorgia Meloni e pensi che tutti possano permettersi il weekend lungo – siete talmente tanti che è impossibile citarvi tutti.
Un’ultima precisazione: gli italiani sono tra gli stacanovisti d’Europa
Insomma, se non bastasse quello che avete letto finora, vorremmo citare un altro dato. Sarebbe utile che Giorgia Meloni lo tenesse a mente la prossima volta che le verrà la tentazione della “battutaccia” facile sui lavoratori in cerca di weekend lunghi. Che un bel silenzio non fu mai scritto, ma per fortuna i dati vengono aggiornati continuamente.
Secondo uno degli ultimi rapporti Eurostat, datato 2023, tra i 30 paesi europei considerati, l’Italia è al quinto posto per occupati che hanno svolto in media più di 49 ore di lavoro settimanali. Dietro solo a Islanda, Grecia, Cipro e Francia. Il 9,6% della popolazione lavorativa dello Stivale ha raggiungo questa soglia, un dato ben al di sopra della media europea del 7,1%. Non ce ne rallegriamo, non si dovrebbe lavorare così tanto, ma lo ricordiamo a questa destra di governo che tratta le lavoratrici e i lavoratori d’Italia da fannulloni pronti a tutto per farsi un weekend lungo.
E tutti gli altri, vi chiederete? La gran parte dei 16 milioni di lavoratori che restano, i due terzi che hanno almeno la fortuna di non dover lavorare nel fine settimana, sono assediati – proprio come quelli già citati – da salari bassi, tasse alte e inflazione che galoppa (quegli stessi motivi per i quali la Cgil ha indetto lo sciopero generale). Hanno ben altro cui pensare, a una manciata di giorni da Natale, che organizzare weekend lunghi. E con una punta di orgoglio e tanta rabbia rinunciano alla giornata di paga per protestare.
Ci vorrebbe più rispetto per questa moltitudine di camerieri, addetti alle pulizie, autisti, rider, medici, infermieri, professori, bidelli, forze dell’ordine, pompieri, commessi, operai, attori, musicisti, stewart, maschere, personal trainer, receptionist, giornalisti, cameramen, benzinai. Persone che mandano avanti il Paese, dal lunedì alla domenica. Chi governa li ignora, li umilia, fa finta di non saperlo. Chi governa, Meloni – in buona compagnia con Salvini e qualche altra decina di onorevoli leoni da tastiera – anziché ascoltarli, li insulta, scrivendo battute e disegnando faccine sui social.






























