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Prima delle vacanze le solite cose: l’alberello fatto in classe, luci di contorno, le canzoncine sulla Lim, bibite e dolci, la tombolata dell’ultima ora. Con l’avvicinarsi dei giorni di Natale la scuola respira di un’atmosfera diversa, qualche tensione si attenua, si sciolgono un po’ le briglie, ci si concede qualche confidenza, tra docenti e studenti.
Può capitare che, attorno alla cattedra, le riflessioni guardino più in là, che si spingano oltre il consueto, dall’individuale al collettivo, dal particolare all’universale, specialmente se si frequenta la terza media, e dunque dopo le vacanze si dovrà decidere quale scuola scegliere per le superiori, avendo un’idea del futuro che verrà. Un futuro però sempre più oscuro, a tratti preoccupante.
“Prof, ma quando finirà la guerra?”
“Tra poco, tra poco finirà. Non ci pensate, è Natale”
“Appunto prof, a Natale non dovremmo essere tutti più buoni? Non si può interrompere la guerra?”
“Una volta è successo, proprio durante la prima guerra mondiale che abbiamo appena studiato. Ma ne parleremo al ritorno”.
“Scusi prof, ma la guerra non è già finita?”
“Ehm…”
“Sì prof, la guerra tra Israele e Palestina è finita. Lo ha detto la televisione”.
“Ehm sì… Diciamo che è finita”.
“Mica tanto, prof…”
“Cosa intendi?”
“Beh, l’altra sera, mentre scrollavo, ho letto che dove ci sono i palestinesi alcuni bambini sono morti per il freddo. La guerra sarà pure finita, ma se si muore ancora non è finita per niente”.
“Ehm, sì, il discorso è un po’ lungo, e articolato. Magari lo affrontiamo l’anno prossimo. Perché non giocate a tombola anche voi?”
“Prof, però la guerra tra Russia e Ucraina non è mica finita. Anzi.”
“No. Quella guerra non è ancora finita”.
“E quando finirà?”.
“Non lo so. Però finirà. Tutte le guerre, prima o poi, finiscono”.
“Tanto prof se ne finisce una ne comincia un’altra. Altrimenti le armi a chi le vendono?”.
“In effetti… Mangiamo una fetta di pandoro?”
“Prof, ma è vero che se la guerra continua, quando terminiamo le superiori dobbiamo andare a fare il militare, come facevate voi?”
“Non lo so, spero di no. Ma non ci pensate”.
“Però se poi dobbiamo fare il militare per andare in guerra, è inutile che stiamo qui a scegliere le scuole superiori, giusto?”
“Ma cosa sono questi pensieri proprio oggi, ragazzi? Piuttosto pensate a divertirvi, ci sono le feste di Natale, vi anche ho dato pochi compiti per stare più in serenità con le vostre famiglie. Avremo tempo per discutere di tutte queste cose”.
“Prof, non è “proprio oggi”: noi ci pensiamo spesso, ma è difficile parlarne con qualcuno…”.
Per fortuna bussano alla porta, è il collaboratore scolastico che ci suggerisce di rimettere tutto a posto, prima del suono dell’ultima campanella dell’anno. I brutti pensieri, le paure del futuro svaniscono in un attimo e torna la solita allegra confusione, mentre gli zaini si riempiono di piccoli regali scambiati tra loro e tra i quali spunta, con una certa sorpresa, anche qualche libro. Il lavoro paga.
Prima di salutarci si presentano in due, studente e studentessa, quasi tutta l’ora in disparte.
“Professore?”
“Sì? Che facevate voi due all’angolino? Vi ho visti...”
“In realtà mentre parlava con gli altri vi abbiamo ascoltato, e abbiamo pensato di fare questo disegno. Le piace?”
“Se mi piace? Mi sembra bellissimo!”
“Davvero?’”
Sì, mi piace davvero. Tanto. E lo appendiamo proprio qui, al fianco della lavagna, con tanto di cornicetta natalizia”.
Al rientro dalle vacanze sapremo da dove ricominciare.
Buon Natale.






















