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Quante sono le parti della Legge istitutiva del Servizio sanitario nazionale, la 833 del 1978, disattese? Certo molte, tra queste quanto previsto dall’articolo 25 che recita, tra l’altro: “Le prestazioni medico-generiche, pediatriche, specialistiche e infermieristiche vengono erogate sia in forma ambulatoriale che domiciliare. L'assistenza medico-generica e pediatrica è prestata dal personale dipendente o convenzionato del Servizio sanitario nazionale operante nelle unità sanitarie locali o nel comune di residenza del cittadino”. In queste poche frasi c’è il cuore della sanità territoriale, quella scritta già allora sulla carta e ancor oggi in gran parte da realizzare.
Oggi sono le Regioni ad affermare che l’indicazione che l’assistenza medica generica e pediatrica deve essere prestata da personale dipendente o convenzionato con il Ssn è largamente disattesa, da questa latitanza nasce l’esigenza di modificare l’attuare regime di convenzione tra il Ssn stesso e i medici di medicina generale.
Una riforma chiesta da tempo
La Cgil e la Fp Cgil da tempo, nei loro documenti ufficiali, chiedono che i medici di medicina generale divengano parte integrante del Servizio sanitario, innanzitutto dal punto di vista contrattuale, ma non solo. Oggi non è così, esiste un Accordo collettivo nazionale, per altro da poco rinnovato dopo anni che non si faceva, tra Servizio sanitario nazionale, cioè lo Stato, e i medici di medicina generale, liberi professionisti che operano in regime di convenzione con il Ssn. La seconda richiesta è che venga istituita la formazione universitaria per accedere alla specializzazione di mmg e non un semplice corso regionale come è attualmente.
Un passo nella giusta direzione
Lo hanno compiuto le Regioni che hanno scritto una bozza di riforma delle cure primarie ora all’attenzione del ministro della Salute. “Bene la bozza elaborata dalle Regioni in merito alla riforma delle cure primarie: dall'organizzazione dell'assistenza territoriale, ai rapporti di lavoro, fino alla formazione le proposte elaborate vanno nella direzione giusta": è quanto si legge in una nota del Coordinamento nazionale Fp Cgil Mmg.
Un prima passo ma non sufficiente
Si legge ancora nella nota: “Però occorre più coraggio, è necessario elaborare un progetto solido e coerente che rilanci il valore sociale dei medici di medicina generale sin dalla formazione e che con il contratto consolidi l'alleanza tra i cittadini ed i professionisti, superando la mistificazione del rapporto fiduciario degli studi privati convenzionati, come unica garanzia di qualità della presa in carico, e ancor più abolendo il sistema cottimista di remunerazione a quota capitaria, in favore di una retribuzione oraria".
Un bozza in 10 punti
Il documento delle Regioni parte proprio dalla riforma del percorso formativo e prevede la trasformazione del corso regionale in specializzazione universitaria; e come è giusto che sia si chiedono
p arametri standardizzati a livello nazionale per la definizione del numero di medici e pediatri necessari e per le risorse economiche da assegnare, garantendo corsi di specializzazione in ogni Regione e Province autonome, con buona pace dell’autonomia differenziata tanto cara alla Lega; si chiede poi una pianificazione regionale flessibile per consentire alle Regioni di decidere se reclutare dirigenti medici o ricorrere al convenzionamento, in base alle esigenze territoriali.C’è bisogno di tempo
Come ogni riforma che si rispetti anche questa esige tempo e gradualità. Sono le stesse Regioni a prevedere un regime transitorio introducendo meccanismi che permettano l’ingresso immediato dei dirigenti medici anche prima del completamento del corso di specializzazione, definendo eventuali equipollenze; per fare tutto questo sono necessarie modifiche normative: integrare il Dpr 483/1997 per includere i dirigenti medici delle cure primarie nel sistema di reclutamento, con un percorso contrattuale coerente nel Ccnl dell’Area Sanità.
E chi è già in servizio
Ciascuno di noi ha un medico di medicina generale, questa è l’unica porta di accesso che il cittadino e la cittadina ha per accedere al Ssn e allora servono facilitazioni per gli attuali Mmg/Pls. Occorre prevedere che quelli che lo vogliono possano scegliere di essere assunti come dirigenti medici con percorsi agevolati di riconoscimento dei titoli; e vien di conseguenza la valorizzazione professionale attraverso l’offerta di aggiornamento ai medici delle cure primarie in specializzazioni di particolare rilievo come geriatria o cardiologia.
Il futuro
Nell’immediato sarà quello dell’accreditamento al posto del convenzionamento, si tratta cioè di trasformare l’attuale modello convenzionale in forme di accreditamento, preferibilmente per gruppi di medici operanti nelle Case della Comunità. La richiesta dei Regioni, poi, è di obblighi immediati e cogenti. Vorrebbero che da subito vi fossero obblighi normativi vincolanti per i medici convenzionati, ad esempio per garantire il debito orario, l’uso delle tecnologie e la sede prevalente di attività, sottraendoli alla contrattazione collettiva. Infine, chiedono una copertura economica garantita, si tratta cioè di definire le ricadute economiche complessive della riforma, assicurandone la copertura integrale.
Cosa non va
Secondo il Coordinamento del Mmg della Fp Cgil: “Non possiamo far ricadere sui medici di medicina generale le responsabilità di una politica sanitaria miope e fallimentare, mutilata gravemente da lunghi anni di tagli lineari e precarizzazione, perché questo inasprisce il conflitto invece di potenziare l'alleanza terapeutica. In particolare, quella che nella bozza di riforma è impropriamente definita assistenza ‘medico-generica’, ha bisogno da parte della politica del riconoscimento organizzativo, economico, culturale e politico, che i cittadini e la struttura sociale del Paese da sempre intrinsecamente riconosce ai medici di medicina generale quali garanti della cura e della salute delle persone".
Mmg ovvero dirigenti medici del Ssn
Se la questione della formazione è il perno del mmg del futuro, altrettanto rilevante è il reclutamento dei cosiddetti medici di famiglia. "Nessun ulteriore indugio – continua il Coordinamento - nel trasformare l’attuale modello formativo dei medici di medicina generale da corso di formazione, formalmente gestito dalle Regioni, ma di fatto subappaltato alle maggiori corporazioni mediche, in vere specializzazione universitarie. È il momento di reclutare i nuovi medici di medicina generale nella dirigenza come dipendenti del Servizio sanitario nazionale. Vanno contestualmente riconosciuti titoli abilitanti a quelli che già esercitano la professione, introducendo anche per i neoassunti la possibilità di optare, su base volontaria, per il contratto collettivo nazionale della dirigenza medica. Così come è necessario introdurre l’equipollenza con altre specializzazioni, a partire da quella di Medicina di Comunità e delle Cure Primarie, le nostre sono proposte chiare e lineari sulle quali chiediamo un confronto con il Ministero della Salute e le Regioni”.
La privatizzazione strisciante
Il trucco c’è ma non si vede, almeno ad una lettura frettolosa. Cosa vuol dire, infatti, “trasformare l’attuale modello convenzionale in forme di accreditamento, preferibilmente per gruppi di medici operanti nelle Case della Comunità”? Sembra l’apertura di una porta – ad esempio – a cooperative o società private che si “accreditano” prendendo così “in appalto” intere case di comunità. Troppo maliziosi? A leggere la conclusione della nota del Coordinamento Mmg della Fp Cgil sembrerebbe proprio di no: “Fermamente contrari a qualsiasi forma di accreditamento: in ogni caso nessun accordo fra enti privati e gruppi di medici che siano alternativi all'offerta pubblica dei servizi. Chiediamo invece un rapporto di lavoro stabile e definito con le aziende, che attraverso il contratto collettivo nazionale, permetta l’avvio delle Case di Comunità, e contestualmente assicuri ai professionisti sia quelle tutele e quei diritti che sinora il rapporto in convenzione ci nega, sia il necessario supporto organizzativo e logistico che consenta di far lavorare con serenità i medici di famiglia, nell'interesse generale della collettività e nel rispetto della Costituzione".