Agli inizi di settembre la comunicazione di voler procedere alla riorganizzazione dello stabilimento. Poi, venerdì 10 ottobre, l’avvio della procedura di licenziamento collettivo per 57 addetti. Succede alla Lpe di Baranzate (Milano), azienda produttrice di reattori epitassiali per silicio e carburo di silicio, componenti fondamentali per il settore dei semiconduttori.

Forti sono state le proteste dei lavoratori (l’ultimo sciopero, con presidio, è di martedì 14), intense le interlocuzioni già avute con le istituzioni territoriali. Ma finora sono valse a nulla, visto che l’azienda sembra non voler ascoltare altre possibili soluzioni. Per giovedì 16 è fissato un incontro tra management e sindacati.

Chi è la Lpe

Un’azienda “strategica”, così la definisce la Fiom: “Tanto strategica che, quando nel 2021 una società cinese tentò di acquisirla, venne bloccata dall’allora Governo Draghi con lo strumento della ‘golden power’, ossia la normativa che si applica per proteggere l’interesse nazionale in settori come difesa, telecomunicazioni, energia e trasporti”.

Fondata negli anni Settanta, la Lpe nel 2023 venne acquisita dalla multinazionale olandese Asm, sulla base di un protocollo, dai contenuti riservati, siglato nell’allora ministero dello Sviluppo economico. La Asm possiede, oltre all’impianto di Baranzate, anche uno stabilimento a Catania oltre che negli Stati Uniti, seppur “il suo maggior cliente – precisa la Fiom – fino a poco tempo fa è stata la Cina”.

Fiom Milano: “Invece di investire, l’azienda licenzia”

“In un settore in rapidissima trasformazione come quello in cui opera l’azienda gli investimenti in innovazione sono fondamentali”, spiega Marco Verga (Fiom Cgil Milano): “Ma Asm non ha investito affatto sullo stabilimento che, per restare competitivo, avrebbe bisogno di una camera bianca” (ndr. un ambiente chiuso a contaminazione controllata, progettato per mantenere un livello estremamente basso di particelle sospese nell’aria, come polvere e microrganismi).

“Ed è singolare – continua Verga – che tra le motivazioni addotte per licenziare i lavoratori ci sia proprio l’assenza di quella ‘camera bianca’ che avrebbe reso e potrebbe ancora rendere competitivo il sito. Invece di investire Asm preferisce licenziare, senza neanche voler discutere di ammortizzatori sociali”.

Stiamo parlando di “120 operai e impiegati altamente specializzati, che hanno un progetto alternativo per lo sviluppo dell’azienda, consapevoli che solo tramite la solidarietà attiva si può far fronte al piano ‘a perdere’ della società. Lpe era e resta un’azienda strategica per il Paese e non può essere svuotata di professionalità e competenze”.

I lavoratori sono molto preoccupati, riprende Verga, anche perché “l’ipotesi di spostamento della produzione significa taglio dei posti di lavoro, che in pochi mesi potrebbe significare anche chiusura del sito. Se davvero quest’azienda è strategica per il Paese, ci aspettiamo che il ministero delle Imprese e il governo intervengano per salvaguardare una realtà che è un’eccellenza tecnologica italiana e tutelare i lavoratori”.

La Fiom, in conclusione, pensa che esista un’alternativa alla procedura di licenziamento collettivo. All’incontro di domani (giovedì 16) chiederà che si discuta “dell’apertura sia di un tavolo tecnico sul futuro del sito, partendo dal progetto dei lavoratori, sia di un tavolo con le istituzioni perché utilizzino tutti gli strumenti pubblici a disposizione per scongiurare questa procedura”.