Una Repubblica fondata sul lavoro non può “disprezzare il lavoro”. Se in Italia le “persone che per vivere hanno bisogno di lavorare” si ritrovano a dover “competere tra di loro”, tutti si devono “preoccupare”. Episodi estremi e tragici come quello avvenuto a Novara, dove un sindacalista è stato investito e ucciso da un altro lavoratore, devono fare “riflettere”, devono “fermarci”.

Sono le parole scandite da Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, nel corso di Futura 2021, per lanciare la mobilitazione di Cgil, Cisl e Uil di sabato 26 giugno.

“Ripartiamo, insieme. Con il lavoro, la coesione e la giustizia sociale per l'Italia di domani”: è questo lo slogan delle tre manifestazioni unitarie previste in contemporanea sabato, dalle ore 10.30, a Torino, Firenze e Bari, nel pieno rispetto delle norme di sicurezza anti Covid ancora in vigore. A Piazza Castello a Torino è atteso Landini (ore 12), a Firenze a Piazza Santa Croce il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra (ore 11.30), a Bari a Piazza della Libertà il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri (ore 11). Sono previsti anche gli interventi di sei delegati sindacali, in ciascuna delle tre piazze, in rappresentanza delle categorie dei lavoratori e dei pensionati.

I sindacati scendono in piazza con un congruo elenco di proposte, al cui centro c’è la questione della proroga del blocco ai licenziamenti fino a ottobre. La preoccupazione che l’Italia esca dalla pandemia costruendo un sistema economico e sociale ancora più spietato è alta, e si percepisce nelle parole di Landini: “Se tutto ha un prezzo, compresa la vita delle persone, si rischia di mettere a repentaglio la tenuta sociale e democratica del nostro Paese”. La Costituzione italiana “è bella perché dice che siamo una Repubblica fondata sul lavoro. Ma il lavoro deve dare diritti e dignità. Non può essere sfruttamento. Non può essere precarietà”.

“Il messaggio che noi lanciamo - prosegue il numero uno della Cgil - è proprio questo: è il momento di unire il Paese, è il momento di unire le persone. Le abbiamo protette quando c’è stata la pandemia, siamo stati capaci di dire un anno fa che prima del mercato, prima del profitto, venivano la salute e la sicurezza delle persone. Oggi abbiamo bisogno di dire che nel momento in cui, finalmente, si sta uscendo dalla pandemia”, non bisogna ricostruire il Paese “che c’era prima”, non bisogna “alimentare la rabbia” né “lasciare solo nessuno”.

Se il governo non dovesse ascoltarci - chiarisce Landini - , se dovesse andare avanti come se non fosse successo nulla, sappia che non abbiamo nessuna intenzione di subire un processo di cambiamento" che peggiora le condizioni di vita e di lavoro. "È venuto il momento di utilizzare risorse economiche e investimenti per cambiare davvero questo Paese. Bisogna farlo nella direzione della giustizia sociale, con una riforma fiscale degna di questo nome, creando lavoro, ridando spazio all’intelligenza delle persone”.