"Nella nostra provincia mancano almeno 300 medici, solo per rimanere in ambito ospedaliero. Anestesisti, psichiatri, ortopedici, ginecologi, per fare alcuni esempi. Più volte sia i sindacati che lo stesso Ordine dei medici hanno provato a rappresentare i problemi nei confronti della Regione e delle direzioni. Spesso sono rimasti inascoltati o è arrivata soltanto la classica pacca sulla spalla. Ma la pazienza è ormai al limite e aumenta la frustrazione, oltre che lo stress, correlato a ritmi non sostenibili e a responsabilità crescenti”. A dirlo sono il segretario generale della Fp Cgil di Treviso Ivan Bernini e il responsabile della Cgil Medici di Treviso Tiberio Monari: "Il personale medico non vede rinnovato il contratto da oltre dieci anni, viene spostato da un ospedale all'altro per coprire prestazioni e interventi. Con la scusa che siamo considerati tutti dirigenti facciamo un monte orario superiore alle 38 settimanali senza che vi sia riconoscimento, turni e reperibilità che si accumulano dopo aver svolto il normale orario di lavoro. Non vogliamo allarmare nessuno, ma non siamo più disponibili a tacere".

“Se andiamo a vedere le condizioni nel loro insieme, e guardiamo anche alle retribuzioni di questi lavoratori, ci accorgeremo che non è sorprendente il fatto che manchino medici nel territorio. Molti se ne sono andati a causa dei blocchi delle assunzioni, altri se ne rimangono all’estero visto il riconoscimento sociale, oltre che professionale, e la valorizzazione economica", aggiungono Bernini e Monari: "Non c’è dubbio che le dinamiche che hanno portato a questa situazione sono tante e diverse. Ma alcune potevano essere affrontate da tempo, dall’imbuto sulle specializzazioni al basso tasso di borse di studio. Ciò non toglie che, se non si riconoscono e valorizzano anche economicamente questi professionisti, che tra formazione e specializzazioni hanno investito almeno 11 anni della loro vita di studio, l’emergenza non cesserà".