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Ci siamo: finalmente è stato convocato il tavolo per il rinnovo del contratto dei dirigenti medici, veterinari e delle professioni sanitarie. L’appuntamento è fissato all’Aran per le 11 del 1° ottobre, già questa è una notizia positiva. Ovviamente – questo è assai meno positivo – non si tratta del contratto per gli anni a venire, ma per quello del triennio ‘22-24: quello degli anni dell’inflazione a due cifre, della perdita del potere di acquisto delle buste paga e della fatica del dopo Covid.
La soddisfazione
"Finalmente – chiosa Andrea Filippi, segretario nazionale Fp Cgil Medici e dirigenti servizio sanitario nazionale – dopo mesi di sollecitazioni anche se con grande ritardo, partono le trattative per il rinnovo contrattuale dei 137.000 dirigenti medici, veterinari, sanitari e delle professioni sanitarie 2022-2024. Le nostre proposte sono molto chiare: dal punto di vista economico le soluzioni ci sono, sono a portata di mano. Non comprendiamo perché nell’atto d'indirizzo propedeutico all'avvio delle trattative non siano state inserite proprio le risorse per l’indennità di specificità dei professionisti già finanziate a regime dal 2026, che potrebbero essere quindi contrattate ed erogate già da gennaio e che invece, se non inserite nella trattativa pur se finanziate, di fatto rimangono congelate fino al prossimo contratto”.
Le risorse disponibili
L’Atto di indirizzo definisce quadro finanziario e linee di intervento organizzative e normative per rinnovo contrattuale 2022-2024: proprio lì sono indicate le risorse appostate nella scorsa legge di bilancio per il rinnovo del contratto, ammontano a circa un miliardo. A queste si aggiungono 36,4 milioni di euro a decorrere dal 2025, pari allo 0,22% del monte salari 2021 e ulteriori stanziamenti vincolati: 50 milioni per l’incremento dell’indennità di pronto soccorso, 50 milioni per quella di specificità medico-veterinaria e 5,5 milioni per l’indennità di specificità sanitaria non medica. Non vi è traccia di quelle per l'indennità di specificità. Ma ciò che non è scritto nell’atto di indirizzo non sarà al tavolo della trattativa.
La richiesta
“Stiamo parlando di circa 180 euro lordi al mese in più per ciascun professionista, già finanziati con la legge di bilancio precedente e che saranno comunque pagati con gli arretrati da gennaio 2026. Perché tenerli congelati per più di un anno, quando possono servire a dare ossigeno a questo contratto ancora molto definanziato?”, chiede Filippi rivolgendosi a Governo e Regioni. “È una scelta politica che non comprendiamo e che può essere risolta senza grandi patemi. Quanto previsto dall'atto di indirizzo pubblicato nei giorni scorsi è inferiore all'inflazione registrata nel triennio, ma per colmare almeno in parte questo gap una soluzione c'è, ed è falsa la narrazione secondo cui non si può risolvere il problema economico”.
Ciò che manca
È bene ricordare che anche il rinnovo di questo contratto, così come per quelli di tutti gli altri comparti del lavoro pubblico, il Governo prevede aumenti salariali del 5,78% a fronte di una inflazione cumulata di circa il 17%. Proprio per questo il dirigente sindacale aggiunge: “In questa fase di elaborazione della legge di bilancio, infatti noi chiediamo al Governo l’impegno non gravoso di finanziare più risorse extracontrattuali per l’aumento dell’indennità di specificità, già di fatto finanziato con la precedente legge di bilancio per tutti i professionisti. Questo consentirebbe di sanare anche quella sperequazione per cui l'aumento sarebbe stato previsto, per ammissione dello stesso ministro della Salute Orazio Schillaci, ‘per errore materiale’, solo per medici e veterinari, ma non per i dirigenti sanitari; questa ingiustizia va risolta al più presto e non possiamo trascurarla, così come oggi con poche risorse possiamo risolvere il problema del mancato finanziamento dell'indennità di esclusività dei dirigenti delle professioni sanitarie. La soluzione è a portata di mano, la distanza non è così profonda, è una questione politica che si può risolvere”.
La parte normativa
Oltre alla questione salariale, importantissima nei rinnovi contrattuali, si può mettere mano alla parte normativa del contratto. Anche in questo caso le linee guida sono contenute nell’Atto di indirizzo. A tal proposito Andrea Filippi sostiene: “Sarebbe sbagliato per chi rappresenta lavoratrici e lavoratori rinunciare alle prerogative sindacali proprie della negoziazione prima ancora di iniziare le trattative. Anche da un punto di vista normativo le tematiche sono di facile soluzione: si tratta fondamentalmente di manutenere con precisione e attenzione gli aspetti innovativi introdotti con il Ccnl 2019/21 che ancora trovano difficoltà di applicazione uniforme nelle aziende".
LA PIATTAFORMA FP CGIL
“La nostra piattaforma – aggiunge – è molto semplice: chiarire gli aspetti sui quali abbiamo riscontrato in questi due anni divergenti interpretazioni, con particolare riferimento alla normativa sull’orario di lavoro con la quale vogliamo prevenire l'utilizzo indiscriminato dell’extraorario dei professionisti che fino al 2023 veniva usato dalle aziende per coprire le carenze di personale: è un tema delicatissimo che va affrontato con precisione e responsabilità. In tema di incarichi, poi, apprezziamo che siano state inserite nell'atto d’indirizzo le nostre richieste sulla valorizzazione economica dei neoassunti e delle posizioni variabili di tutti i dirigenti: è una nostra storica battaglia che portiamo avanti da due contratti e che ora possiamo portare a compimento”.
Infine, secondo Filippi: “Per fare un contratto veloce le soluzioni ci sono, non è necessario rinunciare a rappresentare le richieste delle lavoratrici e dei lavoratori, serve solo impegno economico contenuto, ma soprattutto la volontà politica. I problemi non si risolvono dichiarando da subito la disponibilità alla sottoscrizione delle condizioni date dal Governo né alzando le barricate, ma perseguendo nella negoziazione, con il buon senso di entrambe le parti, possibili mediazioni".