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“Retribuzioni insufficienti, mancato recupero dell’inflazione e scarsa valorizzazione professionale. La nostra non firma è una scelta coerente con il mandato della consultazione delle lavoratrici e dei lavoratori”. A dirlo è la Flc Cgil, che non ha firmato il testo del ccnl Istruzione e ricerca 2022-2024, sottoposto oggi (martedì 23 dicembre) dall’Aran ai sindacati per la sottoscrizione definitiva.
“Questa decisione - continua - conferma le motivazioni che il 5 novembre scorso ci hanno portato a non firmare l’ipotesi di accordo. Il contratto non compensa adeguatamente la pesante perdita di circa due terzi del potere d’acquisto delle retribuzioni per effetto dell’inflazione registrata nel triennio di riferimento, né offre un congruo riconoscimento dell’evoluzione organizzativa e professionale al personale del comparto”.
La Flc ha agito “in coerenza con l’esito vincolante della consultazione che abbiamo promosso, realizzata attraverso oltre un migliaio di assemblee e attivi delle Rsu, nel corso della quale le lavoratrici e i lavoratori hanno espresso un orientamento nettamente contrario all’intesa”.
La categoria Cgil auspica che “le trattative per il prossimo triennio si aprano tempestivamente, con risorse adeguate al tasso inflattivo e stanziamenti volti a valorizzare la crescente professionalità di tutto il personale, tenendo conto dei corposi cambiamenti organizzativi in atto in scuole, università, enti di ricerca, accademie e conservatori”.
Conclude la Flc: “La nostra non firma di oggi vuole essere un messaggio chiaro nei confronti di un governo che ha scientemente programmato il taglio delle retribuzioni di oltre 1,3 milioni di lavoratrici e lavoratori, già con gli stipendi più bassi di tutto il settore pubblico. Ora il governo si deve far carico di colmare il divario retributivo con il resto dei dipendenti della pubblica amministrazione e garantire il completo recupero dell’inflazione”.






















