Cgil Cisl e Uil della provincia di Matera esprimono “preoccupazione e sgomento” sullo sgombero dei migranti dall’area La Felandina “avvenuto (ieri, ndr) senza avere predisposto accettabili e adeguate soluzioni di accoglienza, come richiesto dalle forze sociali negli incontri realizzati in Prefettura di Matera, ai tavoli della Regione Basilicata e al tavolo anti-caporalato insidiato in Prefettura a Potenza”. Nell'area vivevano circa 600 lavoratori migranti stagionali.

“A nulla – affermano in una nota i segretari Eustachio Nicoletti (Cgil), Giuseppe Amatulli (Cisl) e Franco Coppolai (Uil) – sono servite le richieste avanzate al presidente della Giunta di attivare con urgenza gli avvisi di manifestazione di interesse per reperire almeno 200 posti letto, con relativi servizi, compreso il trasporto a chiamata, lo sportello del centro impiego e il presidio Asm nell'area metapontina, unitamente alla definizione degli interventi relativi alla gestione del Centro di accoglienza di Palazzo San Gervasio”.

Lo sgombero della Felandina senza la realizzazione del progetto di accoglienza dei migranti/braccianti, aggiungono i tre sindacalisti, “è avvenuto all’interno di un’incredibile contraddizione: mentre si ricercano lavoratori per i lavori agricoli, i presenti vengono scacciati. Infatti, nell’area metapontina, per i lavori agricoli, manca la manodopera. Si calcolano in non meno di 5.000 persone le unità mancanti”.

Per Cgil, Cisl e Uil, “la mancata attuazione dei progetti già finanziati per l’accoglienza dei migranti del metapontino da parte della Regione Basilicata e il mancato coinvolgimento delle forze sociali nei processi di gestione della delicata situazione da parte della Prefettura di Matera hanno creato un ‘vulnus’ sociale e democratico anche perché, ancora una volta, il fenomeno non solo rimane irrisolto, ma, con tutte le implicazioni umane, di legalità e di sicurezza si ramifica su tutto il territorio Metapontino”.

Per queste ragioni, conclude la nota, “continueremo nell’azione verso le autorità affinché superino le difficoltà e i ritardi per le nuove soluzioni e nel contempo agiremo, tramite i legali di fiducia, per le difese legali a favore dei migranti e per dare assistenza ai familiari della donna deceduta in drammatiche situazioni”.

“Siamo preoccupati per la sorte di centinaia di uomini e donne sgomberati dall'ex Felandina, in Basilicata, a cui non è stata fornita una soluzione abitativa alternativa”. A dirlo è Francesco Di Donna, coordinatore medico dei progetti di Msf in Italia. “Il numero di alloggi predisposti in centri di accoglienza e dormitori non è sufficiente. Centinaia di uomini e donne non hanno alcuna idea di dove trascorreranno la notte”, aggiunge.

“È più che mai necessario che a livello nazionale e locale vengano adottate concrete politiche di gestione di un fenomeno ormai strutturale e decennale. Gli sgomberi senza soluzioni abitative alternative non possono essere considerati misure sostenibili perché aggravano le vulnerabilità delle persone e i rischi per la loro salute”, prosegue la nota.

“Msf ha cominciato a lavorare all'ex Felandina dallo scorso 4 luglio, in collaborazione con l'Azienda sanitaria di Matera, per rispondere ai bisogni essenziali degli abitanti dell'insediamento, impiegati stagionalmente come braccianti agricoli. In due mesi abbiamo effettuato più di 400 visite mediche”.