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Era il 2003, per la precisione il 31 ottobre, quando l’Assemblea generale della Nazioni Unite adottava la Convenzione Onu contro la corruzione. E sempre nello stesso anno, il 9 dicembre, istituiva la Giornata internazionale contro la corruzione per promuovere la prevenzione e il contrasto di questo crimine ed evidenziare l’importanza della Convenzione.
“La corruzione è un fenomeno sociale, politico ed economico che colpisce tutti i Paesi, minando le istituzioni e lo stato di diritto, distorcendo i mercati e i processi elettorali. In definitiva, questo fenomeno priva i cittadini di diritti fondamentali e rallenta lo sviluppo economico”. La Convenzione Onu parte da qui: la corruzione mina la democrazia.
La corruzione fa male al Paese
Inquinamento dell’economia, sfiducia nelle istituzioni e minaccia alla convivenza sociale solidale. Queste le conseguenze nefaste di un fenomeno che, purtroppo, è assai diffuso in Italia. Per Lara Ghiglione, segretaria confederale Cgil, la corruzione è “un attacco ai diritti delle cittadine e dei cittadini, alla qualità dei servizi pubblici e alla possibilità di costruire un’economia sana e competitiva. Ogni episodio sottrae risorse alla collettività, altera le decisioni pubbliche e penalizza chi rispetta le regole”.
La corruzione che c’è
In occasione della Giornata contro la corruzione Libera ha diffuso i dati di un censimento particolare, e la fotografia che ne esce è davvero preoccupante. Dal 1° gennaio al 1° dicembre 2025 Libera ha censito da notizie di stampa 96 inchieste su corruzione e concussione, circa otto inchieste al mese (erano 48 nel 2024).
A indagare su questo fronte sempre caldo si sono attivate 49 procure in 16 regioni italiane. Complessivamente 1028 sono state le persone indagate (erano 588 nel 2024) per reati che spaziano dalla corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio al voto di scambio politico-mafioso, dalla turbativa d’asta all’estorsione aggravata dal metodo mafioso”.
È cronaca quasi quotidiana
È di ieri (lunedì 8 dicembre) la notizia che a Roma è stato arrestato il primario di urologia di un grande ospedale mentre intascava 3 mila euro di “mazzetta”. L’accusa è quella di corruzione, sembra ricevesse soldi per indirizzare verso alcune specifiche strutture private i pazienti che devono fare la dialisi.
“I dati che presentiamo - commenta Francesca Rispoli, copresidente nazionale di Libera - dicono che la corruzione in Italia non è un’anomalia, bensì un sistema che si manifesta in mille forme diverse, adattandosi ai contesti, riflettendo l’impiego di tecniche sempre più sofisticate”. Se confermata, la “forma” che utilizza la necessità di cure per far soldi è veramente la più ignobile.
Fenomeno in crescita
Rispetto all’anno scorso, dai dati forniti da Libera, un dato emerge con chiarezza: le inchieste per corruzione sono raddoppiate, come sono più che raddoppiati gli indagati. Nonostante, verrebbe da dire, l’abolizione del reato di abuso d’ufficio, che dai giuristi è considerato un reato spia.
“Negli ultimi anni - aggiunge Ghiglione - strumenti come la ‘legge spazzacorrotti’ hanno rafforzato il contrasto, ma alcune tendenze alla depenalizzazione o all’alleggerimento di reati amministrativi rischiano di indebolire la prevenzione. Dove l’irregolarità è tollerata, la corruzione si espande”.
Salvare i potenti, colpire i fragili
L’impunità delle élite è il pericolo di una serie di norme che il governo “legge e ordine” promuove. Le pene più severe e il proliferare di reati, in realtà, colpiscono i fragili e salvano i potenti. Aggiunge Rispoli: “Leggi e regole scritte su misura per i potenti di turno, conflitti di interesse tollerati, relazioni opache tra decisori pubblici e portatori di soverchianti interessi privati. La questione va molto al di là delle singole responsabilità individuali. Sono all’opera meccanismi che, se non svelati e contrastati, rischiano di consolidare un sistema di potere sempre più irresponsabile”.
La corruzione come sistema
È il pericolo che intravede la dirigente sindacale, che sembra fare da contrappunto a Rispoli. Dice infatti Ghiglione: “In questo spazio s’inseriscono le mafie, che usano la corruzione come metodo. Infiltrano appalti, condizionano scelte pubbliche, distorcono i mercati, soffocano le imprese oneste. Il risultato è un danno economico e sociale che colpisce tutti: concorrenza sleale, investimenti scoraggiati, territori impoveriti, fiducia erosa”.
A ciascuno il proprio compito
Certo, le indagini di magistratura e forze dell’ordine sono indispensabili, ma non basta. Occorre anche ricostruire la fiducia di cittadini e cittadine nei confronti delle istituzioni, che il susseguirsi delle notizie di corruzione incrina sempre più. E serve anche il coinvolgimento di ciascuno.
“La cittadinanza deve potenziare la capacità di far sentire la propria voce, investendo in una crescita della cultura della segnalazione, del monitoraggio civico, dell’impegno condiviso nel difendere i beni comuni e l’interesse pubblico", conclude Rispoli: “È ancora possibile per istituzioni e cittadini scegliere di stare dalla stessa parte, investire a livello politico e culturale nell’affermazione dei valori alternativi di integrità, trasparenza e giustizia sociale, potendo così costruire insieme uno Stato che non sia preda di pochi, ma bene comune di tutti”.
Il ruolo del sindacato
Il sindacato non può che essere parte di quell’impegno condiviso nel difendere l’interesse pubblico. Per Ghiglione, infatti, il sindacato “ha un ruolo chiaro: vigilare, denunciare, formare, costruire anticorpi democratici nei luoghi di lavoro e nei territori. Difendiamo chi rispetta le regole, proteggiamo chi segnala gli abusi, chiediamo trasparenza nelle scelte pubbliche. Tuteliamo chi lavora. Perché senza legalità non c’è sviluppo e non c’è democrazia”.
























