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I soliti noti: sono i dati disastrosi sull’edilizia scolastica italiana. Quelli che ogni anno tornano a ricordarci ciò che purtroppo già sappiamo: e cioè che i nostri edifici scolastici, quelli che ospitano ragazzi e lavoratori, sono in condizioni non all’altezza di un Paese civile.
Ultimo a rimarcarlo è stato il recente rapporto di Tuttoscuola, realizzato elaborando dati relativi all’anno scolastico 2023-24 che il ministero dell’Istruzione e del merito ha pubblicato nella sezione Open Data dell’Anagrafe nazionale dell’edilizia scolastica.
Pochissime le scuole in regola
Le certificazioni obbligatorie in tema di sicurezza che le scuole devono avere sono cinque: Dvr (documento di valutazione dei rischi), certificato di agibilità, omologazione dell’impianto termico, Cpi (Certificato di prevenzione incendi), piano di evacuazione.
Ebbene, nove edifici scolastici su dieci, secondo lo studio, non dispongono di uno o più di questi documenti. Dei 40 mila edifici scolastici statali, ben 36 mila non si possono definire a norma. E ancora: ben 3.588 edifici, il 9% del totale, che ospitano circa 700 mila tra studenti e personale della scuola, sono totalmente privi delle certificazioni obbligatorie, cioè sono completamente irregolari dal punto di vista della normativa sulla sicurezza. Risultano in possesso di tutte le certificazioni/documenti soltanto 3.905 edifici tra i 39.993 esistenti (9,8%), cioè quasi un edificio ogni dieci.
Fracassi, Flc Cgil: un’emergenza nazionale
Per la segretaria generale della Flc Cgil, Gianna Fracassi, “si tratta di numeri noti da anni e che rappresentano una vera e propria emergenza infrastrutturale nazionale”.
Alla cronica mancanza di investimenti, continua, “si aggiungono i pericoli legati all’elevato rischio sismico e idrogeologico che riguarda una parte consistente del nostro Paese. A questo si associano oggi anche i nuovi rischi causati dal cambiamento climatico e dalle ondate di calore, con gli impianti di condizionamento e ventilazione presenti solo nel 6% delle sedi scolastiche, seppure spesso sentiamo parlare a sproposito di un allungamento del calendario scolastico”.
“La qualità dell’offerta formativa e la possibilità di esercitare il diritto all’istruzione sono connesse alle strutture edilizie, come mense, palestre e laboratori”, sottolinea la sindacalista.
Sud maglia nera
Queste mancanze, che mettono a rischio l’incolumità di chi nelle aule passa tante ore delle proprie giornate, non sono omogenee sul territorio nazionale. Dopo Aosta, seguono le Marche con lo 0,5% di edifici senza alcuna certificazione, seguite dalla Lombardia con l’1,8%, il Veneto con il 2,1% e il Piemonte con il 2,5%. Meglio rispetto alla media nazionale risultano tutte le regioni settentrionali e anche quelle centrali con la sola eccezione del Lazio.
Il Molise con il 5,5% di edifici scolastici privi delle cinque certificazioni/documenti previste è l’unica regione meridionale che registra un dato migliore rispetto al 9% nazionale. Tutte le altre regioni del Sud e delle Isole mostrano percentuali di totale assenza di certificazioni peggiori. In fondo a questa poco esaltante graduatoria si trova l’Abruzzo con il 32,4% (quasi un terzo di tutti gli edifici scolastici: qui probabilmente la “responsabilità” è del sisma), preceduto da Campania e Calabria.
Pnrr, occasione mancata
La risposta avrebbe dovuto essere (anche) il Pnrr. Ma, come per tante altre cose, così non è stato. “Sappiamo - ricorda la leader della Flc Cgil - che solo il 24% dei progetti della Missione 4 è concluso e che per la messa in sicurezza dell’edilizia scolastica su 3.143 progetti ne risultano completati solo 625, il 20,2%, per l’estensione del tempo pieno il 9,4%, per il potenziamento infrastrutture sportive a scuola siamo al 10,2% e per i divari territoriali scuola secondaria e abbandono scolastico al 5,7%”.
La verità è che, come per tutto ciò che riguarda la scuola, servono investimenti seri e attenzione da parte del governo. “È inaccettabile che lavoratrici e lavoratori della scuola, studentesse e studenti, alunne e alunni, vivano e apprendano in contesti inadeguati e non sicuri. Di questo dovrebbe occuparsi prioritariamente il ministro Valditara”, conclude Fracassi.