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Sono oltre 140 i morti in carcere dall'inizio di quest'anno: 46 suicidi, 30 per cause da accertare, 69 per cause naturali e uno per cause accidentali. Sono i numeri dell'ultimo rapporto pubblicato dal Garante nazionale per i diritti delle persone private della libertà su dati del Dap aggiornati al 31 luglio 2025.
Il Garante definisce la "situazione preoccupante: 294 suicidi totali in quattro anni rappresentano una media annuale di 73,5 casi. La variazione tra il minimo del 2021, con 59 casi, e il picco del 2022, con 84 casi, indica un incremento del 42% nel giro di un anno, seguito presumibilmente da una stabilizzazione o lieve riduzione negli anni successivi".
Chi sono
In relazione al genere, gli uomini che si sono suicidati sono 44 e le donne 2. In relazione alla nazionalità: 24 italiani e 22 stranieri provenienti da 7 diversi Paesi, con un’evidente sproporzione, come sottolinea il report: “Sebbene gli stranieri rappresentino solo il 31,56% della popolazione carceraria, sono coinvolti in circa il 47,8% dei suicidi. Questo scarto proporzionale suggerisce un rischio suicidario significativamente più alto tra i detenuti stranieri".
Le vittime di suicidio hanno un’età media di circa 42 anni, ma 22 di loro hanno meno di 39 anni. Quanto alla posizione giuridica, 24 erano stati giudicati in via definitiva e condannati, mentre 17 erano in attesa di primo giudizio. Dati che, secondo il garante, devono farci interrogare sulla fragilità psicologica di chi per la prima volta finisce in carcere, “soprattutto in soggetti per i quali vige ancora la presunzione di innocenza".
Infine 16 delle persone che si sono suicidate avevano una condanna definitiva o mista ed erano in prossimità della scarcerazione, con una pena residua inferiore ai 3 anni. Questo denota come l’idea di ritornare in libertà possa scaturire un’enorme paura per il proprio futuro.
Dove
Il rapporto sottolinea poi che gli istituti penitenziari dove i suicidi sono avvenuti sono 37, vale a dire il 20% dei carceri italiani. Nel dettaglio: in “32 case circondariali, 4 case di reclusione e una casa lavoro.
Tutti i 46 casi si concentrano in alcune regioni, perché in Lombardia se ne sono verificati 10, nel Lazio 5, in Campania e Sicilia 4, in Sardegna e Toscana 3 casi. E ancora, 2 in Abruzzo, Calabria, Emilia Romagna, Piemonte, Puglia e Veneto, 1 in Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Molise e Umbria.
Il governo nega l’emergenza
"Il Paese ha l'urgenza di adoperarsi per rendere l'esecuzione della pena non solo efficiente ed efficace sul piano della prevenzione, ma anche, e non secondariamente, compatibile con il suo volto costituzionale, improntato ai principi di umanità, finalismo rieducativo ed 'extrema ratio' della detenzione – scrive l’Ufficio del garante –
D'altra parte, senza una riduzione cospicua del numero dei detenuti e seri investimenti sull'esecuzione penale esterna e le connesse forme di assistenza sociale, la situazione, già insostenibile, potrà solo peggiorare".
Dal governo, invece, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, torna a negare: "Nessun allarme suicidi come paventato dal Garante”. Ammette però che “il dato numerico, certamente è sconfortante”, ma si appiglia alle statistiche sottolineando che “è sotto la media nazionale dell'ultimo triennio” e le statistiche, si sa, son fatte di numeri più che persone in carne e ossa.