In Italia un'azienda su tre rischia di chiudere per gli effetti dell'epidemia di Covid-19. È quanto emerge da una rilevazione diffusa oggi dall'Istat, nell'ambito di un'indagine sulle imprese sopra i tre lavoratori. "L'impatto della crisi sulle imprese è stato di intensità e rapidità straordinarie - scrive l'Istituto -, determinando seri rischi per la sopravvivenza".

Nel dettaglio, il 38,8% delle imprese italiane - pari al 28,8% dell'occupazione, circa 3,6 milioni di addetti - ha denunciato l'esistenza di fattori economici e organizzativi che ne mettono a rischio la sopravvivenza nel corso del 2020. Il rischio di chiusura è più alto tra le micro-imprese (40,6%) e le piccole (33,5%), ma risulta significativo anche per le aziende medie (22,4%) e le grandi (18,8%).

Brutte notizie anche sul fronte del Pil. La commissione Ue rivede al ribasso le stime per il nostro Paese. Secondo le previsioni economiche d'estate diffuse oggi, l'Italia dovrebbe registrare un crollo del Prodotto interno lordo dell'11,2% nel 2020. Si tratta del ribasso più marcato dell'eurozona e dell'intera Ue, rispetto al calo del 9,5% stimato il 6 maggio con le previsioni economiche di primavera. L'economia italiana dovrebbe poi rimbalzare del 6,1% nel 2021, al di sotto del 6,5% stimato in maggio, e partendo da una base minore.

L'inflazione è attesa a zero nel 2020, per risalire allo 0,8% nel 2021. La crisi non si limita all'Italia, naturalmente, ma colpirà duramente l'intero continente: il Pil nell'eurozona scenderà dell'8,7% nel 2020. Nell'area euro i Paesi che cedono meno sono Lussemburgo e Malta, che comunque lasciano sul terreno rispettivamente il 6,2% e il 6%. Tra i grandi Paesi Ue, la Germania è attesa nel 2020 in calo del 6,3%, la Francia del 10,6%, la Spagna del 10,9%, la Polonia del 4,6%, la Romania del 6% (E.D.N.).