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Grande preoccupazione viene espressa dalla Ces per l'accordo commerciale siglato tra l'Unione Europea e gli Stati Uniti. La Confederazione europea dei sindacati ha lanciato oggi un monito alla Commissione europea, chiedendo misure urgenti per proteggere posti di lavoro e investimenti nel continente, dopo la firma dell’intesa con l’amministrazione Trump che introduce dazi del 15% su beni europei.
Un accordo che danneggia l’Europa
Sebbene l’intesa abbia evitato l’imposizione di dazi del 30%, non come inizialmente ipotizzato dal governo americano, il compromesso raggiunto con un’aliquota del 15% viene considerato dalla Ces fortemente penalizzante. “Si tratta di un accordo asimmetrico, tutto a favore degli Usa”, denuncia la Ces, sottolineando come l’amministrazione Trump a esportare liberamente miliardi di euro in servizi finanziari, tecnologici e professionali proprio verso l’Europa, senza che l’accordo affronti minimamente il riequilibrio di questo scambio.
Gravi effetti sull’economia e sull’occupazione
La Ces cita poi le previsioni della Banca centrale europea: le cifre stimano che l’impatto dei dazi del 15% costerà all’area euro l’1,5% di crescita tra il 2025 e il 2027, equivalenti a circa 240 miliardi di euro. Un colpo durissimo per un’economia già in rallentamento, che rischia di tradursi in una diminuzione degli investimenti e in una probabile perdita di posti di lavoro, soprattutto nei settori manifatturieri e a forte vocazione esportatrice.
Troppe risorse pubbliche europee negli Usa
Nell’intesa, inoltre, la Ue si è impegnata a investire 600 miliardi di dollari nell’economia americana, con ulteriori 750 miliardi destinati a progetti energetici e militari. La Confederazione lancia l’allarme sul “massiccio trasferimento di risorse pubbliche europee verso gli Usa”. Risorse che, per il sindacato, vanno invece essere impiegate per rilanciare l’occupazione e l’innovazione in Europa.
Ora misure di protezione per i lavoratori
“La Commissione europea ha la responsabilità di introdurre misure di accompagnamento che proteggano i lavoratori europei dai dazi che ha accettato”. Così Esther Lynch, segretaria generale della Ces: “Non basta dire che era il meglio che si potesse ottenere. Serve una strategia industriale autonoma che rafforzi l’occupazione e la produzione europea”.
“Le minacce non spariranno da sole – aggiunge Lynch –. L’Europa deve presentarsi al tavolo con carte più forti e la capacità di difendere i propri lavoratori dal caos creato da Trump”.
Difendere i settori strategici
Sulla stessa linea Claes-Mikael Ståhl, vice segretario generale: “I settori strategici vanno protetti – afferma -. L’Europa deve investire in posti di lavoro di qualità qui, non esportare opportunità occupazionali e fondi pubblici all’estero”. E ancora: “Le future relazioni commerciali europee devono essere basate su democrazia, diritti umani e diritto internazionale, includendo clausole vincolanti su lavoro e ambiente, con veri meccanismi di applicazione. Questo è ciò che difende il nostro modello sociale e la competitività europea”, conclude.