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L’accordo commerciale di massima tra Ue e Stati Uniti è stato trovato. Ma per la metalmeccanica europea, in particolare per quella italiana, più che un’intesa sembra una sconfitta. L’impressione generale, mascherata con fatica dalle parole del governo che giudica questi dazi “sostenibili”, è che l’Unione si sia piegata a Trump.
“L’accordo Usa-Ue dovrebbe essere fermato ora per due ragioni", commenta il segretario generale Fiom Cgil Michele De Palma: “La prima è perché riconoscerebbe la legittimità di una guerra commerciale. La seconda, invece, favorirebbe la delocalizzazione, quindi la deindustrializzazione dell’Europa con un impatto economico, sociale e democratico per cittadini e lavoratori incalcolabile”.
I dazi su acciaio e alluminio
Su acciaio e alluminio, rimasti fuori dall’intesa, rimane l’imposta del 50 per cento. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha dichiarato che la tariffa potrebbe essere ridotta attraverso ulteriori negoziati, basato sui flussi commerciali storici, accompagnato da una politica comune per gestire le importazioni extra Ue e Usa. Secondo quanto filtrato da Bruxellese, la “vera sfida è la sovraccapacità a livello globale. Vi è stato un ampio consenso sulla necessità di collaborare come alleati e coordinarsi contro la concorrenza sleale di Paesi terzi”.
I dazi sulle auto
Per quanto concerne le automobili (compresa la filiera della componentistica), la tariffa doganale imposta da Trump è al 15 per cento (come quella sulla gran parte delle merci europee che entrano negli Stati Uniti). Va ricordato che prima di Trump il dazio era al 2,5 per cento, mentre dopo la sua elezione era balzato al 27,5 per cento.
“Accogliamo con favore questo sviluppo in linea di principio”, commenta il direttore generale Associazione europea costruttori automobili (Acea) Sigrid de Vries, precisando che “tuttavia gli Stati Uniti manterranno dazi più elevati su automobili e componenti automobilistici, e ciò continuerà ad avere un impatto negativo non solo per l'industria europea, ma anche per quella statunitense”.
Sui dazi alle automobili, ha preso posizione anche l’Associazione dei costruttori automobilistici tedeschi Vda. “I dazi doganali del 15 per cento - ha affermato la presidente Hildegard Müller - che saranno applicati alle auto europee che entrano negli Stati Uniti costeranno alle case automobilistiche tedesche miliardi ogni anno”.
Fiom: “Danno incalcolabile per lavoratori e cittadini”
"La decisione degli Stati Uniti di aggredire il lavoro usando i dazi come arma per proteggere l’immenso debito americano è un vero e proprio atto di guerra commerciale, industriale e sociale”, spiega De Palma: “L’ipotetico accordo Usa-Ue sui dazi, se confermato, sarebbe una debacle negoziale della Commissione europea, con un danno a oggi incalcolabile per i lavoratori e i suoi cittadini”.
Alcuni numeri spiegano meglio delle parole “la vittoria del presidente Trump sulla presidente della Commissione europea von der Leyen: dazi al 50 per cento su acciaio e alluminio; dazi del 15 su tutti i prodotti metalmeccanici; obbligo all’acquisto di 750 miliardi di dollari di prodotti energetici; obbligo a investire 600 miliardi da parte della Ue negli Usa. Queste le cifre di una disfatta negoziale, i cui contenuti non sono ancora del tutto chiari, come la web tax o la reciprocità dei dazi”.
Per il leader Fiom l’intesa potrebbe “incidere notevolmente sulle esportazioni di prodotti metalmeccanici italiani verso gli Stati Uniti. Il valore complessivo delle esportazioni della metalmeccanica italiana verso gli Usa nel 2024 è stato di circa 30 miliardi di dollari, al netto delle esportazioni di parti e componenti verso altri Paesi che esportano negli Usa. Si tratta del 10,51 per cento delle esportazioni metalmeccaniche italiane totali, pari a 282,3 miliardi di dollari”.
I settori metalmeccanici più esposti nelle esportazioni verso gli Stati Uniti, su cui quindi peseranno di più i dazi, sono "l’automotive per un valore complessivo di 5,2 miliardi di dollari, che riguarda in particolare le auto di alta cilindrata; macchinari, impianti e apparecchiature, con un valore complessivo di oltre 14,6 miliardi di dollari; aerospazio e navale: in entrambi i casi nel 2024 le esportazioni verso gli Stati Uniti hanno costituito oltre il 20 per cento delle esportazioni complessive di questi settori”.
Inoltre, i dazi imposti su acciaio e alluminio "non colpiranno soltanto le produzioni di acciaio e alluminio ‘grezzo’, ma un’ampia serie di prodotti e componenti costituiti da questi materiali: si tratta di oltre 3,4 miliardi di dollari di esportazioni per quanto concerne l’alluminio e oltre 2,2 miliardi di dollari per l’acciaio”.
De Palma così conclude: “L’Unione Europea e il governo italiano per limitare gli effetti dovrebbero mettere in campo una strategia efficace di investimenti per un piano industriale europeo di 800 miliardi nei prossimi anni; di allargamento degli accordi commerciali con nuovi Paesi e continenti, ma soprattutto puntare sulla crescita del mercato interno, aumentando i salari e diminuendo la pressione fiscale sulle lavoratrici e sui lavoratori”.