Gli attacchi israeliani degli ultimi cinque giorni hanno provocato la morte di 224 persone, tra le quali 10 bambini e 35 donne, e il ferimento di 1.800 persone. Lo rende noto il ministero della Salute iraniano, ma il bilancio dei morti risalirebbe a domenica scorsa. Dopo l’attacco di Israele all’Iran, ritenuto in grado di sferrare un attacco nucleare, per altro senza avere prove del possesso di bombe atomiche, anche Teheran ha risposto con attacchi a Tel Aviv.

“Ancora una volta, come sta facendo a Gaza, Nethanyahu colpisce i civili motivando i bombardamenti con la volontà di abbattere abbattere un regime”, dice l’attivista iraniana Parisa Nazari che, con le altre componenti del movimento Donna, vita libertà, ha lanciato un appello su change.org (Urgent appeal to international community for Peace in Iran) perché, dicono, “la libertà non si ottiene con le bombe”. Nazari, nel podcast, traccia un quadro della situazione in Iran. 

Sul fronte bellico si teme l’allargamento del conflitto, motivo per il quale c’è attesa per la riunione del consiglio di sicurezza alla Casa Bianca: il presidente Donald Trump, secondo quanto riferito dai media americani, dovrebbe decidere tra la via della diplomazia e della mediazione tra Israele e Iran e la discesa in campo a fianco di Tel Aviv.