La Ces, la Confederazione europea dei sindacati, lancia l’allarme. A più o meno 15 giorni dal primo agosto, i dazi al 30% voluti da Trump – o comunque annunciati – nei confronti dell’Ue rischiano di colpire profondamente anche alcuni settori dell’economia continentale – in Italia a ballare pericolosamente potrebbero essere l’agroalimentare, la farmaceutica, l’automotive, il lusso e i cosmetici e, secondo molti analisti, solo nello Stivale i posti di lavoro bruciati dagli effetti delle tariffe potrebbero essere 180 mila –.

Per questo nelle ultime ore la Ces ha esortato l’Unione Europea “ad adottare misure decisive e immediate per proteggere i posti di lavoro e la produzione”. Denunciando l’impatto negativo già dispiegato dall’attuale dazio forfettario del 10% su tutti i beni e da quello del 25% su settori critici come l’automotive, la siderurgia e l'alluminio. “La minaccia di dazi statunitensi ancora più elevati su tutti i beni e il suo potenziale di indurre la delocalizzazione della produzione al di fuori dell’Europa devono essere trattati dalle istituzioni dell’Ue come una situazione di emergenza”.

Con dazi generalizzati al 20% a rischio in Europa 700 mila posti di lavoro

A confermare le peggiori preoccupazioni un’analisi dell’Istituto Sindacale Europeo che calcola, a fronte di dazi generalizzati del 20%, un rischio di almeno 700 mila posti di lavoro. Un risultato che non tiene conto di eventuali tariffe più elevate nei settori automobilistico, siderurgico e dell’alluminio. Un dato cui si aggiunge la stima della Bce secondo cui i dazi statunitensi più elevati costerebbero all’Europa 160 miliardi di euro. Figuriamoci cosa potrebbe accadere con i dazi del 30%: l’effetto sarebbe ancor più drammatico.

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La Ces chiede contromisure alla Commissione europea

“Intervenire con urgenza con misure concrete e lungimiranti per salvaguardare posti di lavoro e redditi”. È quanto chiede la Ces alla Commissione europea, facendo un breve elenco delle priorità. Si parte con “l’introduzione di meccanismi di risposta alle crisi per supportare le aziende e i lavoratori che affrontano aumenti tariffari, tra cui l'iniziativa ‘SURE 2.0’ per proteggere i posti di lavoro e la produzione in Europa”. 

“La sospensione delle norme di governance economica dell’Ue per consentire agli stati membri di adottare politiche economiche a difesa delle nostre principali capacità industriali e produttive”. E poi, ancora, “un meccanismo di investimento permanente con condizionalità sociali per colmare il divario di investimenti pubblici necessario per creare posti di lavoro di qualità e rendere la nostra economia innovativa, autonoma, sostenibile e prospera, in particolare per i settori chiave colpiti dalle tensioni commerciali”. 

“Un dialogo sociale più forte a livello Ue e nazionale per garantire che la voce dei lavoratori sia parte integrante della definizione delle risposte e delle politiche industriali dell’Ue e nazionali, e il pieno rispetto dei diritti di informazione e consultazione dei lavoratori”. La Ces chiede inoltre che venga rafforzata la domanda interna dell’Ue, in particolare aumentando i salari e promuovendo la contrattazione collettiva. E sollecita alla Commissione le necessarie iniziative legislative per promuovere posti di lavoro di qualità e garantire transizioni giuste attraverso l’anticipazione e la gestione del cambiamento.

Bce e i tassi da contenere

E mette in guardia l’organo politico continentale affinché sia pronta a includere misure per controllare la speculazione e, se necessario, limitare gli aumenti dei prezzi dei beni di prima necessità, in particolare dei prodotti alimentari, per garantire che le persone non si trovino ad affrontare un’altra crisi del costo della vita. “La Bce – si legge nel comunicato della Ces – deve astenersi dall’aumentare i tassi di interesse in risposta a eventuali aumenti dei prezzi causati da tariffe doganali più elevate. Sarà invece necessaria una riduzione dei tassi di interesse”.

“Poiché l’Ue mira a continuare e rafforzare i propri investimenti nell’innovazione sostenibile e digitale, deve proteggere la spina dorsale economica della sua economia, i suoi lavoratori e la base industriale e produttiva. Senza un sostegno mirato, i rischi di perdita di posti di lavoro, chiusura di stabilimenti e indebolimento della capacità produttiva europea aumenteranno”.

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Europa sociale e di diritto

Per la Ces, “l'Europa non deve essere estromessa dal suo modello sociale, dai suoi standard, dai suoi valori e dai suoi diritti”. Per questo la confederazione “sostiene ulteriori negoziati commerciali con gli Stati Uniti per evitare questi dazi dannosi. Ciò significa che l’Ue deve opporsi all’approccio rialzista del governo statunitense e presentare una proposta per una tassa digitale tanto necessaria. L’Ue deve respingere le affermazioni secondo cui le tutele per i lavoratori e i cittadini siano distorsive degli scambi”.

Tali tutele si applicano “a tutte le aziende che operano o immettono prodotti sul mercato dell’Ue e non costituiscono una distorsione, bensì garanzie che devono essere mantenute. A tali fini, i sindacati si dicono pronti a collaborare con le istituzioni dell’Unione, i datori di lavoro e i governi nazionali, “per elaborare una strategia industriale resiliente e inclusiva a vantaggio di tutti gli europei”.

Esther Lynch: “Il prezzo di una guerra commerciale non lo paghino i lavoratori”

“Non si può far pagare ai lavoratori europei il prezzo delle controversie commerciali globali – ha dichiarato la segretaria generale della Ces, Esther Lynch –. È essenziale che l’Ue agisca immediatamente per attuare una politica industriale forte e coordinata e strumenti per proteggere i posti di lavoro e la produzione in Europa, compresi investimenti pubblici, un sostegno mirato ai settori interessati e un’attenzione particolare agli strumenti per garantire che le transizioni verde e digitale creino e proteggano posti di lavoro di qualità”.

Per la segretaria continentale, è fondamentale “opporsi ai prepotenti che considerano i compromessi come una debolezza. I tentativi di placare Donald Trump sono stati rapidamente respinti, mentre Trump continua a chiedere sempre di più. L’Ue non deve essere intimidita, ma deve affermare la propria autonomia, difendere i propri standard e le proprie regole e difendere i lavoratori europei”.