Mentre la politica internazionale gioca la partita dei dazi, con gli Stati Uniti pronti a reintrodurre misure protezioniste sotto la spinta dell’ex presidente Donald Trump, a farne le spese rischiano di essere, ancora una volta, le lavoratrici e i lavoratori italiani. Tra questi, anche chi ogni giorno garantisce l’ordine pubblico e la sicurezza: le poliziotte e i poliziotti. È un grido d’allarme chiaro quello lanciato da Pietro Colapietro, segretario generale del Silp Cgil, il sindacato di polizia della Cgil.

“Siamo preoccupati per le conseguenze che i dazi voluti da Trump avranno sugli stipendi degli italiani e quindi anche sui salari delle lavoratrici e dei lavoratori della polizia di Stato”, ha dichiarato Colapietro. Un’analisi che collega il quadro globale al quotidiano concreto, dove a essere in bilico non sono solo i numeri del Pil o gli equilibri geopolitici, ma le possibilità materiali delle persone di sostenere il carovita.

Contratto beffa e 300 euro bruciati

Secondo Colapietro, negli ultimi quattro anni le lavoratrici e i lavoratori della polizia di Stato hanno perso in media 300 euro di potere d’acquisto. Una perdita aggravata da un contratto definito “vergognoso”, firmato sotto l’egida del governo Meloni, che non solo non ha sanato il gap salariale, ma ha “tagliato buona parte degli arretrati che spettavano”.

Non è solo una questione sindacale. È una questione sociale e politica. Perché mentre l’inflazione corre e il costo della vita aumenta, le risposte tardano ad arrivare. Anzi, le misure che si profilano all’orizzonte rischiano di rendere la situazione ancora più insostenibile.

I dazi? Un colpo ai beni essenziali

Con l’introduzione di nuove barriere doganali da parte degli Stati Uniti, molti beni importati – dalle materie prime ai prodotti finiti – subiranno rincari. E l’effetto a catena ricadrà su tutta la filiera economica, compresi i beni di prima necessità e i servizi essenziali. Tradotto: vita più cara, stipendi fermi.

“I dazi, aumentando i costi di beni e servizi, aggraveranno la situazione. La conseguenza sarà un’ulteriore diminuzione del potere d’acquisto”, avverte Colapietro. E questo, per chi lavora in divisa, significa dover fare i conti con nuove rinunce, ulteriori sacrifici, maggiore frustrazione.

Il governo non può voltarsi dall’altra parte

Per il Silp Cgil è inaccettabile che l’esecutivo resti a guardare. Il sindacato chiede al governo Meloni di non limitarsi a prendere atto, ma di intervenire con misure concrete. Non si può continuare a tutelare solo gli interessi delle grandi multinazionali o a inseguire logiche di prestigio diplomatico mentre centinaia di migliaia di lavoratori faticano ad arrivare a fine mese.

“Il nostro appello all’esecutivo è chiaro – conclude Colapietro –: valorizzate il lavoro, assicurate risposte concrete per i rinnovi contrattuali e adottate politiche economiche che non penalizzino ulteriormente chi difende la sicurezza del Paese”.