Il Piano Mattei sotto la lente di ingrandimento di Stefano Palmieri, dell’Area politiche europee e internazionali della Cgil. Un testo che si mostra per quello che è già nelle sue dimensioni, poche sintetiche pagine e soli sette articoli. “Chi si aspettava un Piano “monstre” - scrive - articolato per i diversi interventi con una narrativa in grado di spiegare le ragioni dell’intervento in Africa, gli antichi legami e responsabilità, ma soprattutto capire come e perché nasce questo Piano, rimarrà piuttosto deluso”.

Leggi anche

Internazionale

Piano Mattei? Africa già occupata

Il progetto italiano che difficilmente sarà targato Ue a confronto con le mosse di Cina, Russia e Turchia per mettere le mani sul continente. L’analisi dell’africanista Matteo Giusti

La stessa genesi del Piano suscita infatti dubbi: “Non si sono minimamente preoccupati di affidare uno studio preliminare a qualche professore d’area in grado di riempire il Piano di contenuti, no hanno messo diciassette parole/settori chiave in fila e con queste si sono presentati al summit”. Ed è solamente “attraverso il discorso introduttivo e quello conclusivo della presidente del Consiglio” che “il Piano Mattei ha improvvisamente preso forma. Sono state infatti fornite informazioni delle quali non c’è assolutamente traccia nel Piano. Si è allora compreso che il Piano Mattei consta di cinque priorità elencate in una mezza pagina di accompagnamento”, istruzione e formazione, salute, agricoltura, acqua ed energia.

I contenuti del Piano si trovano solamente nel primo articolo, mentre gli altri sei riguardano il ‘funzionamento amministrativo’. Sono “17 i settori di intervento per instaurare una collaborazione tra l’Italia e i Paesi africani” e vanno dalla cooperazione allo sviluppo e dalla promozione delle esportazioni e degli investimenti alla prevenzione e al contrasto dell’immigrazione irregolare e alla gestione dei flussi migratori legali.

Palmieri elenca quindi i temi per i quali il Piano manca assolutamente di indicazioni e, tra i principali, ci sono l’individuazione degli ambiti di intervento insieme ai Paesi partner africani e le responsabilità di governance orizzontale e verticale; la compatibilità con i criteri di sostenibilità economico-finanziaria, sociale e ambientale e le valutazioni indipendenti per garantire in merito efficienza ed efficacia dei fondi impiegati; la qualità dei progetti attuati per le popolazioni coinvolte dello Stato beneficiario, i benefici per il soggetto promotore; il coinvolgimento degli stakeholder locali non governativi realmente rappresentativi (sindacati, società civile, imprese, università, etc.) e gli interventi per neutralizzare qualunque attività di corruzione e malversazione.  

Nel chiudere l’elenco il funzionario della Cgil evidenzia la mancanza di indicazioni sull’interazione dei progetti del Piano Mattei con il programma Global Gateway dell’UE7. “È singolare che nel Piano si prospetti la possibilità di utilizzare i fondi europei e nel contempo non si citi nemmeno per una volta il programma Global Gateway che l’Ue ha lanciato nel dicembre del 2021. Un programma che mette a disposizione fino a 300 mld di euro di investimenti tra il 2021 e il 2027 per migliorare le infrastrutture di collegamento digitali, energetiche e di trasporto, e rafforzare i sistemi sanitari, educativi e di ricerca in tutto il mondo. Settori coincidenti con quelli delineati nel Piano Mattei”.

Leggi anche

Ambiente

Il Piano Mattei puzza di gas

Per le associazioni ambientaliste il progetto punta a trasformare l’Italia in un hub delle fonti inquinanti, attraverso una cooperazione che passa per l’Africa

Il Piano Mattei puzza di gas
Il Piano Mattei puzza di gas

Da una delle voci dell’Unione Africana sono state mosse critiche “nei confronti di un approccio che è risultato completamente sprovvisto di una logica di partenariato con i paesi africani” e della “forte chiusura che questo governo sta adottando in termini di politiche di immigrazione che, sotto la motivazione della sicurezza, nei Paesi africani viene percepita come fortemente ostile – afferma Palmieri -. La presidente del Consiglio ha affermato che il piano Mattei non è una scatola chiusa, ma infatti al momento quella scatola risulta essere completamente vuota”. 

Circa la disposizione finanziaria prevista, nota poi che solamente “nel discorso iniziale al Summit della presidente del Consiglio si apprende che il Piano avrà una dotazione iniziale di 5,5 miliardi di euro tra crediti, operazioni a dono e garanzie, dei quali 3 mld verranno destinati dal Fondo Italiano per il Clima, e circa 2,5 mld dalle risorse della cooperazione allo sviluppo. Ancora una volta si cita il coinvolgimento di alti donatori (istituzioni finanziari internazionali, banche multilaterali di sviluppo, l’Ue, etc.,) e ‘l’intenzione di creare entro l’anno - insieme alla Cassa Depositi e Prestiti - un nuovo strumento finanziario per agevolare gli investimenti del settore privato nei progetti del Piano Mattei’. Ecco questo è il Piano Mattei con il quale questo governo si è presentato al Summit Italia-Africa di fronte a capi di governo africani e dei rappresentanti delle tre istituzioni europee. Non credo ci sia da aggiungere altro”.