Per i lavoratori Amazon è tempo di rivincite. Esattamente un anno fa, nello stabilimento di Bessemer (Alabama), il movimento sindacale subì una brutta sconfitta. La maggioranza dei lavoratori votò contro l’ingresso nel magazzino del sindacato (il Retail, wholesale and department store union, Rwdsu). Ma fu un voto viziato da tante e tali pratiche di “dissuasione” antisindacale, da parte del gigante tecnologico guidato da Jeff Bezos, che lo stesso governo degli Stati Uniti ne ha dovuto prendere atto, e attraverso la sua agenzia, il National labor relations board (Nlrb), lo scorso novembre 2021 ha stabilito che si dovesse tenere un nuovo voto a Bessemer. Ora quel voto è in pieno svolgimento.

Ma le notizie non finiscono qui. Amazon ha infatti raggiunto un accordo con il Nlrb, a dicembre, impegnandosi a garantire che in tutti i suoi stabilimenti i lavoratori possano organizzarsi liberamente e senza ritorsioni. L’accordo riguarda oltre un milione di lavoratori negli Stati Uniti e consente loro, sulla carta, di riunirsi e organizzarsi senza temere ritorsioni disciplinari o minacce.

Torniamo a Bessemer. Perché il futuro del sindacato in Amazon passa da questo voto. In caso di successo, sarebbe la prima struttura Amazon a sindacalizzarsi negli Stati Uniti, e aprirebbe la strada a molte altre. Certo l’azienda non è rimasta a guardare. Le pratiche di dissuasione, le attività di union busting, proseguono intensamente, anche perché non sono vietate dalla legge Usa. Si tengono regolarmente riunioni antisindacali nello stabilimento, in cui consulenti e manager incoraggiano i dipendenti a lasciar perdere. La storia è ancora quella: Davide contro Golia. “Ma questo voto è cruciale. Ed è fondamentale la sindacalizzazione dei lavoratori Amazon di tutto il mondo, per arginare i comportamenti dell’azienda e i ritmi di lavoro brutali”, ci spiega Christy Hoffman, segretaria generale del sindacato internazionale Uni Global Union. Hoffman ha visitato Bessemer da poco, e, a margine di un incontro con la Cgil nazionale, a Corso Italia, ci racconta la situazione.

Il nuovo voto a Bessemer coinvolge oltre seimila lavoratori della logistica, un numero alto per gli Stati Uniti. Ma l’azienda ha reclutato più di duecento consulenti, nel tentativo di convincerli a votare no. Nonostante questo, si respira aria di ottimismo tra i militanti. La campagna per la sindacalizzazione di Bessemer è molto partecipata - spiega Hoffman - e tutte le sigle sindacali nordamericane hanno dato il loro contributo. Il voto si è aperto il 14-15 febbraio scorso”. Cosa molto importante: i lavoratori possono votare via mail, non di persona, il che consente loro maggiore tutela rispetto a ostacoli e “dissuasori” riscontrati nel primo voto dell’anno scorso. Le urne si chiuderanno il 28 marzo. Nella prima decade di aprile si conoscerà il risultato. 

“Rispetto al 2021, quando votarono mille lavoratori - racconta sempre Hoffman -, sono arrivati tremila nuovi addetti a Bessemer. Persone che l’anno scorso non c’erano. L’80 per cento di loro sono afroamericani. E quasi tutti sono alla prima esperienza di contatto con un sindacato. Quindi non è semplice. In Amazon, in media, il turnover è di otto mesi”. In sintesi: a causa dell'elevato turnover, quasi la metà dei lavoratori con diritto di voto in queste elezioni non lavorava in Amazon durante le prime elezioni dell’anno scorso. 

Ma non c’è un effetto tabula rasa. Al contrario, l’esperienza pregressa sembra avere insegnato molto. La Rwdsu ha già sporto denuncia contro Amazon per Unfair labor practice (Ulp): si va dalla rimozione di materiali sindacali all’obbligo di partecipare a quelle riunioni con i consulenti cui accennavamo sopra. “Stanno usando gli stessi metodi intimidatori dell’altra volta”, ha dichiarato al Guardian un dipendente di Bessemer, Darryl Richardson, “ma grazie all’esperienza della prima elezione, adesso i lavoratori capiscono e sanno che Amazon non sta dicendo loro la verità. Questa volta mi sento meglio. I dipendenti non hanno timore di esprimere la propria opinione, e si stanno facendo sentire con forza”.

“Sono rimasta impressionata dalla carica e dalla determinazione tra i lavoratori di Bessemer che ho incontrato. C’è ottimismo”, ci dice Hoffman, e aggiunge che la firma, in Italia, di un protocollo nazionale di relazioni industriali tra Amazon e sindacati “è stato un segnale importante: ne è arrivata notizia anche negli Usa e ha dato un messaggio molto positivo”.

Infine, ci spiega Nick Rudikoff, responsabile delle campagne Uni, “la sindacalizzazione dei lavoratori Amazon passa anche per il diritto di accesso ai dati digitali. I lavoratori stanno cominciando a presentare richieste di accesso”. Si tratta di un aspetto chiave. Nel Panopticon di Amazon, come illustra un recente Rapporto curato da Uni, “i lavoratori sono costantemente osservati, registrati, il loro lavoro misurato e le loro attività monitorate”. Amazon è un gigante mondiale, dà lavoro a milioni di persone e fornisce servizi a centinaia di milioni di persone. L’obiettivo, non semplice, è renderlo un luogo migliore. “Solo” un luogo migliore e più umano. Un passo alla volta. A cominciare, si spera, da Bessemer.