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La questione palestinese si conferma oggi il banco di prova della tenuta dell’ordine internazionale fondato sul diritto umanitario e sulle regole condivise tra gli Stati. Per questo, anche all’interno dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Ilo), la Cgil ha sostenuto con determinazione l’estensione del diritto di rappresentanza allo Stato di Palestina.
Durante l’ultima Conferenza internazionale del lavoro è stato raggiunto un risultato politico significativo: l’adozione della risoluzione che riconosce alla Palestina lo status di Stato non membro osservatore, ma soprattutto le garantisce pieni diritti di rappresentanza all’interno dell’organismo.
Il multilateralismo passa da qui
Non si tratta di un atto simbolico né di una presa di posizione tardiva. La legittima partecipazione di tutte le parti coinvolte nei processi decisionali che le riguardano è il presupposto fondamentale per un multilateralismo autentico. In questo senso, il riconoscimento alla Palestina rappresenta un passo concreto contro la deriva autoritaria e violenta impressa dal governo israeliano di estrema destra, le cui azioni, considerate da più fonti come genocidarie, hanno ormai compromesso ogni credibile prospettiva di soluzione a due Stati.
La richiesta alla Ue: sospendere l’accordo con Israele
Nel solco di questo impegno, la Cgil ha aderito alla lettera congiunta promossa da oltre cento organizzazioni della società civile e sindacali europee, tra cui Human Rights Watch, che chiede la sospensione dell’accordo di associazione UE-Israele. L’accordo garantisce a Israele vantaggi commerciali preferenziali, ritenuti oggi incompatibili con le sistematiche violazioni dei diritti umani in atto.
La credibilità dell’Unione Europea è fortemente compromessa da una politica che applica il principio della legalità in modo selettivo. L’architettura normativa dell’Unione rischia di crollare sotto il peso dell’ipocrisia: è necessario spezzare il silenzio e l’inerzia delle istituzioni europee, che non possono più invocare la democrazia solo quando conviene.
La voce dei sindacati internazionali
Ai margini del congresso delle Comisiones Obreras, tenutosi la scorsa settimana a Madrid, sindacati provenienti da tutto il mondo – arabo, latinoamericano, africano, europeo – si sono riuniti per esprimere solidarietà alla popolazione palestinese. La Cgil, presente all’incontro, ha contribuito alla redazione di un documento politico condiviso da 47 organizzazioni sindacali, che avanza una piattaforma articolata di richieste.
Al centro del documento c’è l’appello per un cessate il fuoco immediato e completo a Gaza e nei territori palestinesi occupati, insieme alla necessità di un’apertura stabile dei valichi di frontiera e al pieno accesso agli aiuti umanitari. Si chiede inoltre un blocco globale delle esportazioni di armi verso Israele e la fine dell’assedio e della carestia utilizzati come strumenti di guerra.
Altro punto fondamentale è l’impegno internazionale per la ricostruzione di Gaza, accompagnato da risarcimenti per lavoratori e civili colpiti dal conflitto. Le organizzazioni reclamano anche il rilascio immediato e incondizionato di ostaggi e detenuti, il rispetto del diritto internazionale e delle risoluzioni Onu 242 e 338 per una soluzione politica a due Stati, con Gerusalemme Est capitale della Palestina.
Il documento condanna con fermezza l’espansione illegale degli insediamenti israeliani e rivendica il reintegro o il risarcimento per oltre 140.000 lavoratori palestinesi licenziati dall’ottobre 2023. Infine, viene ribadito il pieno sostegno alle agenzie internazionali attive in Palestina nei settori della salute, dell’istruzione e della protezione sociale.
Dalle parole ai fatti
Per la Cgil, la solidarietà internazionale non può restare confinata alle dichiarazioni. È una responsabilità concreta che si esprime nella denuncia delle complicità, nel sostegno attivo alle organizzazioni sindacali palestinesi, e nella pressione sulle istituzioni italiane ed europee affinché escano dall’ambiguità. Servono scelte politiche coerenti con gli impegni sanciti nei trattati internazionali. L’ora della neutralità è finita. Quella della giustizia è ancora possibile.
Mabel Grossi, funzionaria dell'Area politiche internazionali della Cgil
Salvatore Marra, responsabile Politiche europee e internazionali Cgil nazionale