Sull’inflazione c’è grande confusione. È tornata, certamente, dati Istat alla mano, ma questa non è necessariamente una ferale notizia. Anche se siamo di fronte a una dinamica nuova rispetto agli ultimi dieci anni, che hanno visto a lungo prezzi bloccati, l’aumento dello 0,7 per cento a ottobre su base mensile e del 3 per cento tendenziale su base annua, che a novembre si è attestata sul più 3,8 per cento, non deve fare scattare allarmismi né innescare paure. Perché il dato va analizzato. “Innanzitutto occorre spiegare il motivo per cui i prezzi sono cresciuti – spiega Riccardo Sanna, capo area Politiche di sviluppo della Cgil -: c’è stato un rimbalzo della domanda e del commercio estero maggiore rispetto all’offerta, cioè beni e prodotti che prima non venivano comprati hanno ricominciato a essere richiesti in quantità. Dopo le chiusure e le restrizioni causate dalla pandemia, il commercio globale è ripartito, e questo ha fatto aumentare i prezzi. È cresciuta la domanda di materie prime incluse le fonti fossili, anche perché la riconversione verde è ancora indietro”.

È quello che viene definito “rimbalzo economico”, cioè la crescita della domanda con un’offerta che non tiene il passo, a cui si è accompagnata l’impennata dei prezzi di gas e carbone, che appesantiranno le bollette. Nel primo caso, però, si tratta di un aumento modesto e per fortuna a breve termine, poiché si prevede che non supererà il periodo natalizio. Nel secondo, il governo ha deciso di investire 2 miliardi di euro per sterilizzare gli aumenti. “Questi numeri non devono spaventare – prosegue Sanna -. Ai nostri lavoratori e pensionati in Italia e in Europa diciamo che il rimbalzo dei prezzi, per quanto possa sembrare consistente, resta molto modesto”.

Leggi anche

Economia

«Un errore tornare alle politiche restrittive»

L’economista Mario Pianta spiega l’origine dell’attuale tasso di inflazione e mette sull’avviso: in Europa e negli Usa c’è chi è pronto a tornare all’austerità, ma un cambio di direzione ucciderebbe in culla la ripresa che si sta affacciando, facendoci tornare a una crisi e a una grande depressione
«Un errore tornare alle politiche restrittive»
«Un errore tornare alle politiche restrittive»

Gli aumenti snocciolati in queste settimane prendono come riferimento lo scorso anno, quando eravamo in piena pandemia, c’era un Pil, il prodotto interno lordo, che segnava meno 9, eravamo andati in deflazione. Quindi non c’è da preoccuparsi? Al momento no, anche perché il dato da tenere in considerazione, ci spiegano gli esperti, è quello dell’inflazione acquisita: per il 2021 più 1,8 per cento per l’indice generale e più 0,8% per la componente di fondo, in linea con le indicazioni della Banca centrale europea. La presidente Christine Lagarde ha detto: l’obiettivo fissato è arrivare a un’inflazione sostenibile intorno al 2 per cento. E noi ci siamo perfettamente dentro. “Che cosa bisogna fare quindi per scacciare l’inflazione cattiva? – conclude Sanna - Certamente aumentare il potere di acquisto di salari e pensioni, lordi e netti, per aumentare la domanda interna. E poi non trasferire sulle bollette i maggiori costi della produzione energetica, attingendo ai fondi di riserva e agli accantonamenti, cosa che il governo può chiedere alle grandi imprese partecipate. Tutte questioni sulle quali ci stiamo battendo”.

Leggi anche

Economia

Sostenere redditi e consumi

Assorbire gli aumenti, creare nuova e buona occupazione, aumentare i salari con provvedimenti sul fisco e sbloccare i rinnovi contrattuali. Questa la ricetta economica per contrastare l’inflazione e tutelare le categorie sociali più esposte, in un anno molto particolare di crescita ma anche di incertezza
Sostenere redditi e consumi
Sostenere redditi e consumi