Dall’8 all’11 dicembre tutti in piazza ad acquistare il ‘Panettone fatto per Bene’ e dare così un sostegno ai progetti di Emergency per offrire, all'estero e in Italia, cure mediche gratuite e di qualità alle vittime della guerra, delle mine antiuomo e della povertà.

La Ong fondata da Gino Strada è da tempo nelle aree più martoriate del mondo per prestare cure gratuite emergenziali e non, dall’Afghanistan all’Uganda, dall’Iraq al Sudan e alla Moldavia in soccorso delle persone in fuga dalla guerra in Ucraina. Non mancano però i presidi nel nostro Paese, dove non sono in corso guerre, ma la povertà è molto più diffusa di quanto si possa credere e tocca gli immigrati come i cittadini italiani.

Da Sud a Nord 

In Italia Emergency lavora ormai da 16 anni: “Abbiamo cominciato a Palermo – ci racconta Michele Iacovello, coordinatore degli ambulatori mobili di Programma Italia della ong - con una struttura che all’epoca offriva medicina di base e specialistica con migranti che non hanno accesso alla sanità del sistema nazionale, con l’obiettivo dell’inserimento successivo nel sistema sanitario nazionale e quindi la presa di coscienza di diritti e doveri e l’autonomia nel gestire il proprio percorso di cura”. Negli anni il moltiplicarsi delle strutture: a Marghera, nelle periferie milanesi con un ambulatorio mobile, a Brescia sportello, Sassari, Castelvolturno, Ponticelli, e, sempre con cliniche mobili, a Gioia Tauro e Ragusa.

Non solo migranti

Negli anni il target di Emergency si è però allargato e a essere assistiti non sono più solamente i migranti, ma anche gli italiani. “Tanti italiani in stato d’indigenza – dice Iacovello -. Durante la pandemia abbiamo intercettato fasce di disagio tra i nostri connazionali, per motivi economici e anche amministrativi, perché i senza-dimora non possono avere il medico di base. In Italia povertà e disagio sono aumentati, quindi anche le difficoltà a curarsi e a scegliere chi curare in famiglia,  complice una tendenza alla privatizzazione del sistema sanitario che porta a rigettare le fasce più deboli venendo meno al dettato dell’articolo 32 della Costituzione. Sono milioni gli italiani che rinunciano alle cure mediche, perché non possono pagare nemmeno il ticket”.

Una stampella al Sistema sanitario nazionale  

La pandemia ha messo in luce criticità sistema sanitario ed Emergency è stata chiamata a collaborare con le Asl per “avere capillarità sul territorio nel monitoraggio e per eseguire tamponi e vaccini”. Iacovino dice paradossalmente che la loro missione è quella di chiudere i presidi attraverso “un’azione già iniziata di advocacy con le istituzioni, anche se non sempre disponibili ad accogliere le richieste”. “Abbiamo stilato protocolli di intesa con il sistema sanitario nazionale – prosegue – non solo per stabilire la suddivisione delle mansioni, ma anche per fare incontri nei quali noi segnaliamo problemi e proponiamo soluzioni, migliorando il sistema di accesso a tutto il target e non solo i nostri assistiti”.

Difficile, ma si può fare

“È una battaglia dura – conclude Iacovello -. I rapporti con le unità sanitarie locali sono difficili, ma cominciano a rendersi conto dell’utilità delle ong e dei loro problemi. Quello che ripetiamo è che una buona medicina del territorio evita accessi impropri al pronto soccorso e insieme stiamo tentando un percorso per avviare servizi proprio sul territorio che poi rimangano in mano alle aziende sanitarie, come accade a Ragusa ad esempio, dove è in atto una sinergia: nello stesso laboratorio lavoriamo noi, i medici del sistema nazionale e i mediatori culturali, il cui supporto è fondamentale. Questa è una buona risposta al disagio territoriale”.

Tanti buoni motivi per andare a cercare il Panettone fatto per Bene di Emergency nelle tante piazze italiane.