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"Ci siamo. È iniziata oggi la “cronaca di una morte annunciata”. Con queste parole arriva forte la denuncia della Slc e della Cgil Roma e Lazio sulla norma che decreterà la morte di oltre 50 sale solo a Roma, molte di più in tutta la regione. Non è bastata la mobilitazione che nei mesi scorsi aveva visto moltiplicarsi i nomi di registi e attori che avevano chiesto alla Regione Lazio un passo indietro sul provvedimento che era stato definito “Salva Metropolitan”.
L’appello del mondo della cultura, l’allarme lanciato dai sindacati avevano scatenato forti reazioni collettive, alle quali il governatore Francesco Rocca aveva reagito con la promessa di un passo indietro, che però non è arrivato. Il 18 giugno tornerà in Consiglio Regionale la discussione sulla Proposta di legge 171 sulle norme urbanistiche, al cui interno si trova la norma che prevede la possibilità di riconvertire le sala chiuse per inattività da oltre dieci anni in centri commerciali. Al momento ciò non è possibile, perché sugli immobili che ospitano esercizi cinematografici esiste un vincolo d’uso: il 70% degli spazi devono continuare a essere destinati a usi cinematografici e culturali, mentre solo il restante 30% può essere convertito a fini commerciali.
“Se questa norma diventerà legge la città perderà molto. – osserva Barbara Cosimi, segretaria generale Slc Cgil Roma e Lazio – Non solo per quanto riguarda quelle strutture situate in centro e dal forte valore storico. Ma anche per quelle che si trovano nelle periferie, e che avrebbero potuto rappresentare dei luoghi di aggregazione e di punti di riferimento per gli abitanti del quartiere”.
La proposta del sindacato è, infatti, sempre stata quella di trasformare questi luoghi abbandonati in poli culturali destinati alla comunità, oltre che fonte di reddito per i potenziali posti di lavoro che si sarebbero creati. “La riqualificazione può essere fatta in tanti modi – aggiunge Cosimi – e quella della commercializzazione a tutti i costi non è sempre la strada migliore”.
Il Presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, aveva annunciato che sarebbe tornato indietro stralciando dall’impianto normativo la parte che esponeva i cinema del Lazio e della Capitale a questo triste destino. Ora, invece, pare che l’intenzione della Regione sia quella di proseguire sulla chiusura dei cinema. “Noi denunciamo questa ferita inferta alla cultura nella nostra regione – si legge nella nota congiunta di Slc e Cgil - richiamando l’attenzione sul pericolo sociale che può comportare una politica di impoverimento delle nostre risorse culturali e dello spregio delle tante iniziative di proposta e di rinascita per le sale, pur avanzate da molte realtà attive, soprattutto a Roma”. Le organizzazioni sindacali si dicono pronte a ogni azione utile a contrastare quella che definiscono una speculazione che priva di dignità “le sale cinema, chi le progetta e chi ci lavora".