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“Se non se ne va lei, ce ne andiamo noi”. Sta diventando un vero e proprio caso quello della nomina di Beatrice Venezi a direttrice musicale del Teatro La Fenice di Venezia. A volersene andare ora non sono solo i lavoratori, ma gli abbonati alla stagione. Ben 140 di loro hanno sottoscritto una lettera in cui chiedono la revoca immediata della nomina, altrimenti non rinnoveranno gli abbonamenti.
La solidarietà di pubblico e altre orchestre
Il caso è esploso nelle ultime settimane, ma continua a montare. Se all’inizio erano stati i lavoratori del teatro a denunciare la decisione poco “partecipata” in merito alla nuova direttrice, dopo poco è arrivata la solidarietà da parte dei colleghi di altre fondazioni lirico-sinfoniche, come l’Opera di Roma e l’Orchestra Toscanini di Parma. Infine, è arrivato il sostegno del pubblico.
L’incontro con il sindaco
Mercoledì 8 ottobre le rsu del teatro incontreranno il sindaco di Venezia, che siede nel cda del Teatro, per chiedere una presa di posizione rispetto alla nomina fatta dalla Sovrintendenza. E se le cose non dovessero andare come sperato, si dicono pronti alla mobilitazione. “Il sindaco si è mostrato, almeno a parole, aperto a rivestire un ruolo di mediatore tra le parti – spiega Daniele Giordano, segretario generale Cgil Venezia - bisognerà capire se nei fatti si arriverà a una proposta alternativa. Altrimenti il rischio di una mobilitazione resta molto concreto”.
Le interferenze politiche
Non è la prima volta che le più alte cariche di una istituzione culturale tengono in poca considerazione le opinioni dei lavoratori nei processi decisionali. Ma perché allora quanto successo alla Fenice di Venezia ha suscitato così tanta rabbia e indignazione? Ciò che emerge con forza e per l’ennesima volta, è che la longa manus del governo continua a spingersi nei luoghi dove si fa cultura, dai teatri ai musei, fino alla Rai, per imporre le proprie decisioni.
Una scelta calata dall’alto
“Una scelta di questa portata ha necessariamente bisogno di passare per un confronto con i lavoratori, con l'orchestra – spiega Giordano – soprattutto in un teatro come la Fenice, un luogo vivo, che vive della sintonia tra chi dirige e chi esegue. Ci deve essere un dialogo, ecco perché questa scelta completamente calata dall'alto è sbagliata nel metodo, oltre che nel merito. Quanto accaduto alla Fenice deve diventare un’occasione per riflettere sulle modalità in cui si decide di figure così importanti e apicali nei teatri”. Ma se il metodo è discutibile, nel caso di Beatrice Venezi a essere messo in discussione è stato anche il merito. E non solo il suo. La sua nomina è stata respinta in quanto espressione di un braccio di ferro della politica sull’istituzione culturale.
Giordano, Cgil: “Pronti alla mobilitazione”
“Le rimostranze del pubblico, la solidarietà espressa dai colleghi di altre fondazioni lirico-sinfoniche – commenta il segretario della Cgil Venezia - nonché le critiche di diversi esponenti del mondo della cultura e della musica non provengono da pericolosi estremisti di sinistra. Non è al contrario un caso che a prendere le parti della Venezi siano state sostanzialmente le forze politiche”. Mercoledì 8 ottobre si gioca l’appuntamento decisivo in una partita in cui la Sovrintendenza non sembra, al momento, voler cedere il pallone. Se il sindaco riuscirà ad indicare un terreno di mediazione, potrà riaprirsi un dialogo sulla nomina. “Se invece – conclude Giordano – si trincererà dietro al fatto che ormai la nomina c’è e va accettata, per noi la mobilitazione diventa inevitabile”.