Un Festival del cinema non può essere una monade, un mondo chiuso in se stesso, anzi è chiamato proprio a leggere il presente e prendere posizione. Ecco perché l'edizione 82 della Mostra del Cinema di Venezia (27 agosto - 6 settembre al Lido) si apre all'insegna della Palestina

L'impegno di Venice4Palestine

Il movimento Venice4Palestine ha inviato una lettera alla Biennale , firmata da molte personalità del mondo del cinema, per chiedere di condannare duramente il genocidio israeliano  in atto nella Striscia di Gaza e dare voce al popolo palestinese nel corso della manifestazione. Tra i nomi del testo troviamo Ken Loach, Marco Bellocchio, Toni Servillo, Alice e Alba Rohrwacher, Mario Martone, Valeria Golino, Jasmine Trinca, Claudio Santamaria, Serena Dandini e tantissimi altri.

Così esordisce la missiva: "Mentre si accendono i riflettori sulla Mostra del Cinema di Venezia, rischiamo di vivere l'ennesimo grande evento impermeabile a racconto tragedia umana, civile e politica. Chiediamo di prendere posizione  contro il genocidio compiuto in diretta dallo Stato di Israele".

In piazza il 30 agosto al Lido

E ancora, scriviamo gli autori: "Lo spettacolo deve continuare, ci viene detto, esortandoci a distogliere lo sguardo, come se il mondo del cinema non aveva a che fare con il mondo reale. E invece è proprio attraverso le immagini che abbiamo appreso del genocidio , delle aggressioni violente e anche omicidi in Cisgiordania, della punizione collettiva inflitta al popolo palestinese e di tutti gli altri crimini contro l'umanità commessi dal Governo e dall'esercito israeliano. Chiediamo quindi alla Biennale di prendere una posizione netta e sostenere queste istanze ”.

In seconda battuta, il movimento ha poi chiesto di ritirare l'invito agli artisti israeliani che sostengono la linea del Governo di Benjamin Netanyahu, in particolare Gal Gadot e Gerard Butler attesi al Lido. Oltre alla presa di posizione, c'è anche una manifestazione: gli artisti e attivisti si ritroveranno in piazza sabato 30 agosto alle 17.00 al Lido di Venezia . Appuntamento in piazzale Santa Maria Elisabetta, per l'iniziativa regionale a sostegno del popolo palestinese.

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Gaza arriva anche in concorso

Poi c'è il Festival, naturalmente, ossia la kermesse internazionale di cinema che apre la stagione, diretta da Alberto Barbera. Come consuetudine una ventina di titoli da tutto il mondo si sfidano per il Leone d'oro, che verrà assegnato sabato 6 settembre dalla giuria presieduta dal regista Alexander Payne. E la Palestina arriva anche in competizione: in concorso c'è  The Voice of Hind Rajab di Kaouther Ben Hania, regista e sceneggiatrice tunisina. La storia ricostruisce la tragica vicenda di una bambina palestinese uccisa a Gaza , attraverso le telefonate autentiche fatte ai soccorsi. Una previsione sorge spontanea: se il film dovesse convincere la giuria, potrebbe andare verso un premio importante.

Tracce di lavoro ovunque

Venezia è sempre stato anche un luogo di lavoro, sociale, diritti. Storicamente la Mostra ospita i film che più trattano le tematiche scottanti del presente, perché oggi non si può fare a meno di guardare al nodo spinoso dell'occupazione . Tracce di lavoro sono seminate ovunque, in tutte le sezioni.

Il nuovo documentario di Gianfranco Rosi in concorso, Sotto le nuvole , scava proprio nella vita quotidiana e lavorativa di Napoli, con l'obiettivo di comporre un affresco dell'esistenza dall'unione dei frammenti più quotidiani. At Work è il titolo internazionale del francese  À pied d'œuvre  di Valérie Donzelli, sempre in concorso: qui troviamo un fotografo abbandona il successo per darsi alla scrittura, affrontando sacrifici economici per fare quello che gli piace davvero. Un invito alla decrescita felice e ad abbandonare il carrierismo a tutti i costi.

Torna il grande sudcoreano Park Chan-wook, maestro del thriller, ma a sorpresa c'è una traccia sociale in No Other Choice : la storia è quella di un uomo che elimina fisicamente i rivali per ottenere un impiego…

Anche nella sezione Orizzonti, vari titoli affrontano i diritti : sfogliando il cartellone troviamo Hijra su identità e migrazione e Made in EU di Stephan Komandarev sulle dinamiche del lavoro nell'Unione europea.

The Voice of Hind Rajab
The Voice of Hind Rajab
The Voice of Hind Rajab

Il film sui morti sul lavoro

Un film che affronta il lavoro in modo frontale si chiama Articolo 1 : il documentario sarà proiettato fuori concorso il 3 settembre, diretto da Luca Bianchini e prodotto da Alveare Cinema in collaborazione con Rai Documentari. Come chiaro, il progetto affronta il dramma dei morti sul lavoro : ispirato alla Spoon River di Marco Patucchi su Repubblica e in parte al libro Operaicidio  (Marlin Editore) scritto da Giordano e Patucchi, racconta tre storie di vite spezzate dal lavoro. Sono rispettivamente Raffaella , camionista di Fondi rimasta paralizzata; Lucia , vedova con due figli dopo il crollo del cantiere che ha ucciso il marito Luca nella periferia di Lucca; Sandro , operaio morto in una cartiera toscana.

L'opera porge il microfono ai sopravvissuti, alle loro comunità e territori, riversando sullo schermo il lato umano della tragedia. Sarà un momento importante, questa proiezione: si svolgerà in presenza di Umberto Chiti , padre di Anna, la ragazza morta lo scorso maggio nel suo primo giorno di lavoro su un catamarano a Venezia.

L'Ucraina che resiste

Poi, come sempre, c'è il festival più spettacolare , quello che attrae ogni anno addetti ai lavori e cinefili di tutto il mondo, tenendo viva la storica competizione col Festival di Cannes. Tra i titoli più attesi ci sono Frankenstein di Guillermo del Toro, Bugonia di Yorgos Lanthimos, After the Hunt di Luca Guadagnino con Julia Roberts, Jay Kelly di Noah Baumbach con George Clooney e così via.

Come sempre, il programma è così ricco e variegato che impossibile è segnalazione tutto: doveroso però citare il film ucraino fuori concorso , Note di un vero criminale di Alexander Rodnyansky e Andriy Alferov. Il regista “criminale” Rodnyansky è stato condannato in contumacia da un tribunale russo a otto anni e mezzo di carcere per le sue posizioni contro la guerra. Qui ripercorre la Storia dell'Ucraina fino alla famigerata invasione del 2022, per mano della Russia di Putin. Un altro modo per non arrendersi, continuando a combattere le miserie del presente con l'unica arma a disposizione, la macchina da presa.

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