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“È molto grave", osserva Nicola Atalmi, segretario generale Slc Cgil Veneto, nel commentare la sospensione del welfare aziendale da parte del Teatro La Fenice. Una cifra di circa 1.500 euro che dal 2018 viene corrisposta a tutti i dipendenti, a prescindere dal ruolo, e che contribuiva a sopperire a un vulnus normativo.
Le fondazioni lirico-sinfoniche, infatti, hanno la contrattazione di secondo livello bloccata da anni, e dunque non possono fare assunzioni al di fuori dalla pianta organica, né avviare la contrattazione integrativa, scaduta dal 1998. Proprio per questa ragione, negli ultimi sette anni il teatro aveva provveduto a individuare degli strumenti di welfare interno, sotto forma di gratifiche erogate a tutti i dipendenti. Un meccanismo ormai rodato, che consisteva in un bonus extra omnia in due tranche.
Ora, però, questo riconoscimento è stato bloccato, almeno per quanto riguarda la prima rata. “Non siamo in grado di sapere quale sarà la tenuta dei conti economici per il prossimo anno”, questa la comunicazione piovuta, come un fulmine a ciel sereno, durante l’ultima riunione della dirigenza con la Rsu del teatro.
“Durante la scorsa stagione sono stati proclamati tre scioperi, eppure nessuno si è sognato di revocare il welfare aziendale – osserva Atalmi -. Se tanto mi dà tanto, siamo di fronte a un ricatto bello e buono”. Il sindacato continua a esprimere massimo sostegno e solidarietà ai lavoratori della Fenice, che non si arrendono: “Su Beatrice Venezi, maestranze, orchestra e coro proseguiranno la loro battaglia compatti”.
Nel corso degli ultimi giorni, ci si è messa di mezzo anche qualche fake news, come il titolo di Libero: Beatrice Venezi, 7 minuti di applausi alla prima: la sinistra che dice?. La direttrice d’orchestra non è mai stata applaudita per la messa in scena dell'opera La Clemenza di Tito, di Wolfgang Amadeus Mozart. Semplicemente perché non era lì, non la dirigeva lei. La sua nomina, contestata da lavoratori e organizzazioni sindacali, sarebbe infatti operativa da ottobre 2026.
“Non pensavamo che il sovrintendente Colabianchi potesse arrivare a tanto – prosegue Atalmi -, una decisione che suona un po’ come una dichiarazione di guerra. Soprattutto perché parliamo di un bonus che va a integrare salari che per alcune delle maestranze sono particolarmente bassi. E invece si vogliono piegare i lavoratori per spingerli ad arrendersi”.
Maestranze, artisti e abbonati non arretrano sul punto e rimangono compatti. “Il 12 dicembre avremo un'assemblea con i lavoratori – conclude il segretario della Slc Veneto – e decideremo insieme come reagire a questo attacco e come proseguire la nostra mobilitazione”.
























