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“In ogni ambito della vita sociale e privata, nelle case, nei luoghi di lavoro e negli spazi urbani, il principio della parità tarda ad affermarsi, limitando l’autonomia femminile, compromettendo la sicurezza delle donne, impoverendo il progresso della società”.
Così esordisce il Presidente Mattarella misurando un ritardo che probabilmente da quando a Palazzo Chigi siede una donna, la prima nella storia della Repubblica, non solo si è acuito ma son stati fatti passi indietro. Sicuramente per quanto riguarda la libertà e l’autodeterminazione visto che il modello di donna che Meloni e i suoi ministri vogliono affermare è quello della madre e custode della famiglia, ad esempio fornendo materiali per l’educazione alla fertilità ai professori italiani.
La non parità è quella che vede un differenziale salariale che non arretra anzi si acuisce, e non fa scandalo che tra i laureati e le laureate raggiunga il 58%. Altro che parità!
“Parità significa, prima di tutto, educazione al linguaggio del rispetto”. Educazione, quella che il ministro Valditara cerca di non far entrare nelle scuole, che la ministra Roccella giudica inutile, che tutti loro vorrebbero sottoposta al giudizio delle famiglie che magari sono proprio quelle che avrebbero bisogno di aiuto per uscire da una cultura patriarcale – che con buona pace del ministro Nordio è assai vivo purtroppo – che l’educazione alla sessualità dovrebbe scardinare.
“Oggi assistiamo al dilagare di forme di violenza consentite dalla dimensione digitale, amplificate dalle dinamiche dei social network, con effetti tutt’altro che virtuali: umiliazioni, ricatti, coercizioni che portano, nei casi più gravi, ad aggressioni fisiche e femminicidi. Abusi che lasciano cicatrici profonde nel corpo e nella mente”. Strumenti nuovi, dice Mattarella, che perpetuano forme di violenza antiche che si amplificano veicolate dal digitale che troppo spesso lascia i ragazzi sempre più soli a confrontarsi con un mondo, quello delle relazioni con le ragazze, sconosciuto e che spaventa. E torna il tema dell’educazione alle relazioni e all’affettività in una dimensione reale e non virtuale. Dove se non a scuola e fin da piccoli?
“In questo contesto, affatto indifferente è l’uso del linguaggio quando alimenta stereotipi, pretende di giustificare relazioni di dominio e comportamenti inaccettabili”. Torna, prepotente, il tema del linguaggio che alimenta e costruisce stereotipi e tramanda e rinforza la cultura patriarcale. Che consolida l’idea delle relazioni tra uomo e donna fondate sul potere, sul possesso anziché sulla libertà e sul rispetto. Quel linguaggio che prevede il femminile e il maschile perché il mondo è fatto di due generi e che l’utilizzo del maschile sovra esposto – che non è neutro in italiano non esiste – altro non è che continuare a raccontare una realtà dominata dal maschio e che alle donne consegna un ruolo ancillare. Chiedere di essere nominata al maschile, come ha preteso Meloni, oltre che un insulto alla grammatica e un affermare che per accedere ai ruoli di potere occorra spogliarsi dalle vesti femminili e accettare le logiche maschili, del potere.
No presidente Meloni, anche Mattarella ce lo ricorda, esistono ministre, sindache, architette e assessore e non basta essere donna per essere dalla parte delle donne.
“Nel 65° anniversario dell’assassinio delle sorelle Mirabal, torturate e uccise il 25 novembre 1960, nella Repubblica Dominicana – oggi, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne – la loro scelta di opporsi alla dittatura continua a ispirare intere generazioni, ricordandoci che libertà e protagonismo delle donne sono conquiste collettive da difendere e consolidare ogni giorno”.
La libertà e il protagonismo femminile sono da difendere e consolidare, mai affermazione fu più necessaria. L’attacco alla libertà e all’autodeterminazione delle donne è strisciante, si nota poco ma corrode e fa arretrare. E il richiamo che arriva dal Quirinale deve essere monito per tutti e tutte. Infine, il richiamo alle conquiste collettive ci ricorda che le battaglie delle donne affermano il noi, sostengono che dalle donne arriva la forza delle donne, rifuggono dall’uno o una sola al comando.
Grazie Presidente, uomo di oltre ottant’anni, di una modernità straordinaria e di una sensibilità particolare e rara.






















