C’era il consenso, sembrava fatta, ma così — forse — non è. È la triste parabola del ddl “Stupro”, il disegno di legge che introduce la definizione di consenso libero e attuale nei reati di violenza sessuale.

Una norma considerata da molti un passo necessario per allineare l’Italia agli standard europei e che alla Camera aveva ottenuto un risultato quasi storico: il voto unanime di maggioranza e opposizione. Forse l’unico testo su cui Giorgia Meloni ed Elly Schlein si erano ritrovate dalla stessa parte.

Eppure oggi, proprio nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, è arrivato un brusco stop. Al Senato, infatti, è stata la stessa maggioranza a chiedere un ulteriore approfondimento sul provvedimento. Una mossa che ha provocato la reazione immediata delle opposizioni, le quali, ritenendo il rinvio un atto politico più che tecnico, hanno deciso di abbandonare i lavori della commissione in segno di protesta.

A rendere tutto ancora più incandescente è la coincidenza con la data odierna, che in teoria avrebbe dovuto rappresentare un momento di unità e responsabilità istituzionale. Invece, proprio nel giorno dedicato alla lotta contro la violenza di genere, lo stallo sul ddl.

Quel che è certo è che il rinvio rischia di rallentare ulteriormente un percorso legislativo che sembrava ormai condiviso e che rappresenta un tassello fondamentale nella tutela delle vittime.