Il 21 novembre i lavoratori del settore tessile-abbigliamento della Toscana incroceranno le braccia in difesa del contratto nazionale di lavoro e per contrastare le posizioni espresse al tavolo di trattativa da Sistema moda Italia, associazione aderente a Confindustria, che mirano a comprimere le condizioni economiche e normative e il ruolo negoziale di Rsu e organizzazioni sindacali territoriali. Durante lo sciopero si terrà, dalle ore 10,30, un presidio di lavoratrici e lavoratori, provenienti da tutta la Toscana, presso la sede di Confindustria Toscana Nord, in via Valentini 14 a Prato. L'iniziativa si'nserisce nel quadro più generale di proteste e mobilitazioni in atto nell'intero Paese (con Cgil, Cisl e Uil di categoria), che riguarda gli oltre 400.000 addetti (di cui circa 40.000 in Toscana) delle aziende del tessile-abbigliamento, il cui contratto di lavoro è scaduto da oltre sette mesi.

“Lunedì le lavoratrici e i lavoratori tessili faranno sentire la propria voce – dichiarano Fabio Berni, segretario generale Filctem Toscana, e Massimiliano Brezzo, segretario regionale Filctem, con delega al tessile – per ribadire l'importanza del contratto nazionale e la necessità di giungere quanto prima alla conclusione della trattativa. Riteniamo profondamente sbagliata la posizione di Smi e, su alcuni aspetti, palesemente in contrasto con le posizioni ufficiali, più volte affermate dai rappresentanti delle imprese. Non possiamo, infatti, interpretare diversamente alcune proposte avanzate dalla delegazione datoriale al tavolo negoziale, come quella di accentrare a livello nazionale la discussione su alcune materie, come l’orario e le classificazioni, oggi demandate alla contrattazione aziendale, riducendo in tal modo lo spazio del secondo livello di contrattazione".

"Inoltre, crediamo sia importante, e lo sciopero del 21 si pone l'obiettivo di superare le rigidità e le posizioni pregiudiziali manifestate da Smi, in merito, tra le altre cose, al peggioramento delle normative legate alla malattia e alle ferie, all’introduzione del lavoro straordinario obbligatorio, al disimpegno sul nuovo sistema classificatorio, dopo anni di lavoro condiviso, e al penalizzante sistema proposto per l'erogazione degli incrementi salariali", concludono i due dirigenti sindacali.