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“Mano – Oltre il Varco”. In mostra a Livorno, nella Fortezza vecchia, il lavoro fotografico di Chiara Cunzolo, sviluppato in collaborazione con Axel Lupi, la partecipazione di Giuseppe Gucciardo e con il patrocinio dell’Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno settentrionale.
L’esposizione, inaugurata lo scorso 29 maggio durante un’iniziativa della Filt Cgil nazionale e livornese, è un “omaggio alla comunità portuale, tra sudore e orgoglio, tra tradizione e resilienza”. Al centro c’è il lavoro dei portuali raccontato attraverso “volti, gesti, strumenti e storie di chi regge, spesso nell’ombra, le fondamenta di una città intera”. Un progetto, in sostanza, che “rende omaggio proprio a loro, alle mani che muovono le merci, ai gesti che tramandano conoscenze, agli sguardi che custodiscono storie”.
Attraverso ritratti, fotografie ambientali e dettagli evocativi, la mostra restituisce dignità e visibilità a una professione che è molto più di un lavoro: è identità, cultura e memoria collettiva. L’autrice racconta l’origine di questo progetto: “Il lavoro è nato da Axel Lufi, un lavoratore portuale che ha fatto un corso di fotografia e che aveva espresso l’esigenza di mostrare in cosa consiste il lavoro al porto”.
“La comunità portuale è molto forte, si parla di 1.400 persone, ma non riesce mai a comunicare con la città ciò che fa, le attività che svolge in porto e anche a livello sindacale. Quindi Axel si è interrogato su quale fosse il mezzo giusto per per arrivare alla cittadinanza e siamo giunti all’allestimento della mostra”, sottolinea Cunzolo.
La mostra, continua la fotografa, “è stata legata a un convegno sull'impatto dell'Intelligenza artificiale sui lavoratori portuali: abbiamo compiuto una sorta di ribaltamento e siamo partiti dalla mano dell'uomo dalla quale ancora non si può prescindere”, come hanno anche confermato i relatori del convegno stesso: docenti universitari, sindacalisti e parti datoriali.
Nella mostra si possono vedere numerosi ritratti perché è anche dai volti che parte il lavoro fotografico esposto, benché nel titolo ci sia “Mano”, che in gergo portuale significa anche “quante mani ti servono per scaricare una nave”, oppure “mettiti sul lavoro che stai facendo”. “Il ritratto ci riporta poi sul territorio”, sulle persone in carne e ossa che nel porto di Livorno lavorano.
E ancora: “Siamo partiti da questi volti in studio, li abbiamo decontestualizzati e poi messi in rapporto alle panoramiche ibride che di solito non vengono vissute dal cittadino e che escono un po' dall'idea che abbiamo solitamente del porto. Non ci siamo dimenticati degli infortuni sul lavoro, che sono diventati un po’ meno frequenti negli ultimi anni grazie all’automazione, ma che sono ancora troppi. Quello dei portuali è un lavoro che ha in sé dei rischi”.
La mostra, dice, Cunzolo, “si dispiega nei cunicoli della Fortezza vecchia, un percorso nella pietra, fatto di anse e corridoi, molto suggestivo. Questo ha creato qualche difficoltà nell'allestimento, perché non è consentito intaccare le superfici con alcun supporto, ad esempio con i chiodi, quindi abbiamo lavorato su un progetto di grande formato”.
“Poi abbiamo creato un percorso espositivo vero e proprio – aggiunge –, con una prima parte nella quale abbiamo collocato gli scatti più concettuali, legati alla materia e all'atmosfera, come una parete di nuvole, che sarebbero i fumi delle navi, cercando anche di creare cortocircuiti visivi”.
La mostra rimarrà visitabile sino al 29 giugno. Un appuntamento importante per chiunque viva a Livorno o, trovandosi invece di passaggio, volesse comprendere e abbracciare le vite e il lavoro nel porto.