Libertà e memoria. Saranno questi i temi principali di Liberi Liberi, la XIV edizione di Trame, il Festival dei libri sulle mafie in programma a Lamezia Terme dal 17 al 22 giugno. Si tratta di un tributo alla memoria di due figure simbolo dell’antimafia: Giancarlo Siani, giovane giornalista ucciso dalla camorra quarant’anni fa, e Francesco Ferlaino, primo magistrato assassinato dalla ’Ndrangheta in Calabria cinquant’anni fa.

Una kermesse che intreccia memoria e impegno civile, con oltre cento ospiti, tra giornalisti, magistrati, scrittori, attivisti, ricercatori e artisti. Tanti i temi che verranno affrontati nel corso della settimana: l’evoluzione delle mafie, la corruzione, le disuguaglianze sociali, il giornalismo investigativo, il rapporto tra criminalità e nuove tecnologie e il ruolo della cultura nella costruzione di una società giusta.

Nuccio Iovene, presidente di Fondazione Trame, cosa vi ha portato alla scelta del titolo Liberi Liberi?

Il titolo è ispirato, ovviamente, alla canzone di Vasco Rossi, di cui prendiamo in prestito queste parole, e che fa da colonna sonora al film  dedicato a Giancarlo Siani. Nel 2025 ricorre l’anniversario dei quarant’anni dal suo omicidio e dunque abbiamo colto l'occasione per ricordarlo. Ma anche per interrogarci su quanto stia cambiando, su quanto stia diventando sempre più difficile la professione giornalistica, sulla possibilità di fare un'informazione libera e approfondita. Uno degli ostacoli più grandi è senza dubbio rappresentato dalla precarizzazione di questo mestiere, contemporaneamente all'aumento delle minacce. Più sei giovane, più sei precario e più sei vulnerabile. Nel corso del festival ci saranno diverse occasioni in cui ricorderemo Siani. Una cosa a cui teniamo molto è la mostra di fumetti che verrà inaugurata il 17 giugno presso il Museo Archeologico di Lamezia Terme. Sono grandi tavole illustrate che raccontano la storia di Giancarlo Siani, riproducendo la graphic novel edita da Round Robin. Ci sarà anche un allestimento inedito e originale di alcuni scatti del fotoreporter Andy Rocchelli,  ucciso dieci anni fa in Donbass. Sono foto che ripercorrono gli scenari di guerra che lui ha frequentato, a cui si aggiungono quattro scatti mai esposti prima che ritraggono la Calabria, dove ha realizzato dei servizi sia sui migranti che su fatti di ‘Ndrangheta. E poi non mancheranno neanche quest’anno le collaborazioni con Articolo 21, con il Premio Morrione per il giornalismo d’inchiesta.

Precarietà e libertà sono due concetti indissolubilmente legati. La recente vicenda dei pochissimi spazi mediatici dedicati all’illustrazione dei quesiti referendari ci racconta di come l’informazione nel nostro paese sia sempre più soggetta ad attacchi che tendono a limitarla. Cosa ne pensi?

Sono assolutamente d’accordo. Il mondo dell'informazione sta cambiando repentinamente sotto i nostri occhi: assistiamo alle difficoltà che vivono le testate giornalistiche tradizionali, il passaggio al digitale, il problema del controllo delle fonti, la trasparenza dei finanziamenti. E, non ultimo, il dovere spesso disatteso di garantire una vita dignitosa alle persone che fanno questo mestiere. Si è generato un imponente corto circuito rispetto al quale ancora mancano risposte adeguate. Noi nel corso di Trame continueremo a ragionare su questo, attraverso una serie di incontri con alcuni giornalisti minacciati e con Roberto Saviano, che sarà ospite di una delle serate conclusive.

Trame quest’anno è dedicato anche alla memoria di Francesco Ferlaino, il primo magistrato ucciso dalla ‘Ndrangheta in Calabria 50 anni fa. Perché il suo fu un omicidio emblematico?

Francesco Ferlaino muore il 3 luglio del 1975 sotto casa, proprio a Lamezia Terme. Tuttavia per questo delitto, a cinquant’anni di distanza, non esiste ancora un movente, non esistono mandanti né esecutori. Il suo omicidio fu uno dei primi delitti eccellenti della ‘Ndrangheta in Calabria, ma non si è ancora riusciti a ricostruire una verità giudiziaria. Questo è, purtroppo, un elemento che tiene unite tante vicende di criminalità organizzata che hanno colpito Lamezia Terme, in particolare, e la Calabria. Pensiamo al sequestro Bertolami, pensiamo ai due netturbini uccisi nel ’91, al sovrintendente della Polizia Salvatore Aversa assassinato con la moglie, Lucia Precenzano. Una vicenda giudiziaria complessa sulla quale ci sono state sempre diverse ombre e sono rimasti tanti dubbi che hanno lasciato sgomenta l’intera città.

Perché si fa così fatica ad arrivare alla verità e all'individuazione dei responsabili? Qual è il punto in cui si inceppa il meccanismo della giustizia?

Per decenni, prima di Falcone e Borsellino, persino all’interno della magistratura si perpetrava l’idea che la mafia non esistesse. In fondo il reato di associazione mafiosa è un reato abbastanza recente nella storia giuridica del nostro paese, così come la confisca dei beni sequestrati. Ci sono voluti più di un omicidio eccellente e una stagione di strategia stragista perché lo Stato prendesse consapevolezza che a questo tipo di crimini andasse data una risposta istituzionale. A ciò si affiancano da sempre la questione culturale e quella dell’omertà che, per quanto riguarda la Calabria nello specifico, si è tradotta per lungo tempo nell’assenza di pentiti. Senza trascurare la ramificazione di una struttura familistica estremamente capillare. Nonostante gli sforzi fatti fino ad ora, c’è ancora molto da fare per ribaltare e scardinare alcune logiche.

A proposito di logiche molto radicate, la Calabria è stata tra le regioni che hanno registrato un astensionismo più alto all’ultimo voto referendario. Possiamo dire che esista un legame tra la crisi di partecipazione democratica e un vulnus di coesione sociale, da un lato, e la presenza massiccia di infiltrazioni mafiose in un territorio come quello calabrese, dall’altro?

Partiamo da un dato, che tra l'altro cercheremo di affrontare, discutere, indagare in questo festival: all’indomani della fine della strategia stragista, le mafie sono tornate a inabissarsi, ad agire il più possibile lontano dai riflettori, a utilizzare meno la violenza cruda, privilegiando il ricorso ad altri strumenti come la corruzione. È molto più facile e produttivo, di questi tempi, per le organizzazioni mafiose. E però questo può produrre la sensazione erronea che siamo di fronte a un fenomeno meno pericoloso, solo perché non scorre il sangue nelle strade. Da qui a pensare che non si tratti più di una priorità, il passo può essere pericolosamente breve. Questo ci deve far scattare un campanello, perché le mafie continuano ad esistere, come racconta il bel libro di Attilio Bolzoni appena uscito, Immortali, che presenteremo a Trame. Paradossalmente è proprio questa minore necessità di ricorrere alla violenza a rafforzarne l’impatto, perché le indirizza a ‘mangiare’ l'economia legale, a proiettarsi sul traffico internazionale. Proprio ai Narcos e al traffico di droga dedicheremo infatti un’intera giornata, approfondiremo il tema dei rapporti tra mafie albanesi e mafie italiane, e poi il tema delle infiltrazioni politiche, sempre più favorite dalla disaffezione alla politica e dall'assenza di formazioni strutturate in grado di fare un lavoro sul campo.

E in questo vuoto si inserisce il lavoro di realtà come Trame.

Quello che nel nostro piccolo cerchiamo di fare insieme a Libera e a tante altre associazioni che si impegnano in Calabria, è cercare di colmare questo vuoto, partendo dalle scuole, dai giovani e cercando di intercettare le famiglie.

Tra i vostri partner e ospiti ci sarà anche quest’anno lo Spi Cgil. In che modo?

La memoria è frutto di un patto tra generazioni e se non ci fossero le precedenti a dare il testimone a quelle future, si vivrebbe in un perenne presente senza prospettive. Su questo aspetto stiamo investendo molto proprio coinvolgendo soggetti come lo Spi Cgil, l'Udu, e la Rete degli studenti medi. Presenteremo il bellissimo Dizionario dell'Antimafia, a cui hanno lavorato e che è appena uscito. Un percorso che ci permetterà di ricordare il sacrificio dei tanti servitori dello Stato, ma anche di ribadire la necessità impellente di una risposta civile e sociale.