BRUXELLES - “Il nuovo Parlamento europeo e i nuovi commissari hanno una grande responsabilità – dice Lourdes, 25 anni di impiego in azienda terminati pochi mesi fa con una lettera di licenziamento –. Le politiche europee devono tener conto delle persone, del benessere sociale. Gli investimenti in welfare, salute e scuola devono essere le basi sulle quali costruire il futuro”. Il futuro va riprogettato, ma il presente, nel sud Europa, ha bisogno di misure urgenti per arginare la crisi. Molti lavoratori, come Manuel, portoghese, una vita da operaio nella cantieristica, chiedono a gran voce l’istituzione di un salario minimo europeo, “che possa variare da paese a paese, ma permetta ovunque uno stile di vita dignitoso”.

Sono voci raccolte alla manifestazione promossa dal sindacato europeo che venerdì scorso (4 aprile) ha visto sfilare a Bruxelles oltre 50 mila persone e che ha rivendicato una svolta nelle politiche europee. “Più di 26 milioni di disoccupati, 10 milioni in più del 2008 – ha detto Bernadette Ségol, segretario generale della Ces –. Salari ridotti in 18 dei 28 paesi dell’Unione, mentre 7,5 milioni di giovani europei non studiano, né lavorano, né seguono una formazione professionale: una generazione perduta, che spesso deve emigrare per trovare impiego”.

Per questo il sindacato europeo invoca un nuovo “Piano Marshall” da 250 miliardi per rilanciare l’economia. “Un tale investimento – spiega Anne Demelenne, del sindacato belga Fgtb – creerebbe in poco tempo 11 milioni di posti di lavoro”. E se a prima vista la cifra sembra troppo elevata, a venire in soccorso è proprio il concetto di “politica alternativa”. Sì, perché i soldi ci sono, solo che in questi anni sono stati spesi in altri modi. Ad esempio, secondo i numeri diffusi dal Comitato economico e sociale europeo, sono stati spesi 1.000 miliardi per salvare il settore finanziario. Più o meno la stessa cifra che in Europa si perde nei bassifondi dell’evasione fiscale e delle frodi.

Di certo la grande partecipazione alla manifestazione di venerdì scorso dimostra che le politiche di austerità dell’Unione non sono condivise da buona parte dei cittadini europei. Disuguaglianza e povertà minano i principi solidaristici dei governi del Vecchio Continente e alimentano fantasmi estremisti che rischiano di far franare per sempre il sogno europeo di Altiero Spinelli, Robert Schuman e Paul-Henri Spaak.

Ed è proprio qui che bisogna fare attenzione. La mobilitazione non è stata affatto una dimostrazione contro l’Europa, come qualche euroscettico ha furbescamente affermato. Al contrario, il serpentone che ha percorso pacificamente le strade della capitale belga dimostra che quella identità europea a lungo invocata dai padri fondatori della Ue non è più un sogno, è reale. Non solo esiste. Grida forte e chiaro che tipo di Europa vuole. Un’Europa diversa, che inauguri un nuovo cammino, una strada alternativa alle politiche fallimentari adottate in tempo di crisi. Per questo molti manifestanti hanno invitato a premiare, in occasione delle elezioni europee del 25 maggio, solo coloro che “sosterranno apertamente una svolta nelle politiche dell’Unione”.