Sono tornati in Parlamento i firmatari dell'appello "La scuola che cambia il Paese", la piattaforma che raccoglie 32 associazioni di studenti, insegnanti, genitori, forze sociali, sindacali e del terzo settore. L'appuntamento con i parlamentari e con la stampa si è svolto oggi (11 novembre) alle ore 10 presso la sala Salvadori della Camera dei Deputati (via degli Uffici del Vicario 21Roma): l'occasione per presentare alle Camere e al Governo idee e proposte di cambiamento della scuola italiana e di modifica della legge 107/2015.

Durante il percorso parlamentare de “La Buona Scuola" il dialogo con le VII Commissioni di Camera e Senato ha contribuito a migliorare il testo iniziale, ma la scelta di approvare la legge senza un autentico confronto di merito con l'ampio dissenso espresso nel mondo della scuola, della cultura e della società civile ha impedito una conclusione condivisa.

I 32 promotori de "La scuola che cambia il Paese" tornano quindi in campo con un documento che contiene le proposte per una modifica dell'impianto della legge approvata a luglio, convinti che sia decisivo per l'Italia innalzare i livelli di istruzione e di competenza dei cittadini e contrastare le gravi diseguaglianze socio-culturali e territoriali che condizionano gli esiti scolastici.

Nonostante l’investimento di risorse attivato con "La Buona Scuola", i firmatari dell’appello ritengono infatti che manchi una visione organica di riforma a medio-lungo termine. Non si prevede ancora un piano sistematico per ridurre le diseguaglianze e contrastare la povertà educativa, fonti di dispersione scolastica e insuccesso formativo. Si lascia spazio a processi di governance poco partecipativa e di competitività interna che poco hanno a che vedere con il mondo della scuola.

La legge 107, inoltre, attende di essere completata mediante le deleghe (ben nove) nelle mani del Governo. Deleghe per le quali, sostengono le 32 associazioni, è imprescindibile un confronto vero del Governo con le parti sociali.

Per questo “La scuola che cambia il Paese” rilancia la propria azione, con il valore dell’unità nella pluralità dei soggetti che ne fanno parte e avendo a cuore il bene delle realtà scolastiche e di coloro che ogni giorno le abitano: studenti, famiglie, insegnanti, dirigenti e personale Ata.

Quello che si è aperto oggi è quindi un nuovo percorso di confronto con i parlamentari, che avranno il compito di visionare i decreti delegati proposti dal governo, ma anche con lo stesso ministero dell’Istruzione, con cui finora le 32 associazioni non hanno avuto occasione di confrontarsi come soggetto unitario.