L'Unione delle Camere penali interviene contro il ddl sul processo breve. Per ora è stato proclamato lo stato di agitazione della categoria, ma "ulteriori iniziative" saranno decise dal Consiglio delle Camere penali, che è stato convocato "d'urgenza".

Non solo il provvedimento contiene "macroscopici profili di illegittimità costituzionale", ma "avrà quale suo autentico effetto la riduzione ulteriore degli spazi della difesa, inchiodando gli imputati a un processo sommario in balia dell'accusa", affermano i penalisti.

Il ddl sul processo breve
"ignora completamente - prosegue l'Unione delle Camere penali - che la durata indeterminata delle indagini preliminari è la ragione prima della violazione del principio di ragionevole durata; una
riforma che vuol essere efficace in questo senso dovrebbe assicurare un giudice capace di garantire un forte controllo giurisdizionale sull'attività del pubblico ministero in particolare sul rispetto della disciplina dei tempi delle
indagini preliminari".

Ma c'è dell'altro. Per gli avvocati infatti "non è legittimo discriminare gli imputati sulla base di condizioni soggettive o della natura e gravità del reato, escludendo dalla 'ragionevole durata' reati di marginale rilevanza penale ed includendone altri più gravi: il diritto ad un processo giusto, e dunque anche alla sua ragionevole durata, non consente compressioni".

Infine i penalisti giudicano "particolarmente grave" che la proposta di legge "si accompagni all'abbandono della riforma organica della giustizia, l'unica che, partendo dalle modifiche costituzionali, è capace di superare le attuali anomalie dei rapporti fra politica e magistratura senza deteriorare ulteriormente il processo penale in danno dei cittadini".