La vertenza Perugina cambia passo. Dopo una fase che potremmo definire di studio, per capire se Nestlé potesse rivedere la sua posizione intransigente (364 esuberi), la decisione maturata nelle assemblee di ieri, 21 settembre, è quella di intensificare la lotta. Per questo il prossimo mercoledì 27 settembre, in occasione del tavolo al ministero dello Sviluppo economico, i lavoratori della fabbrica di cioccolata più famosa d'Italia incroceranno di nuovo le braccia e daranno vita ad un presidio di protesta che vuole essere - come spiega Luca Turcheria, coordinatore della Rsu Perugina - la prima chiamata alla mobilitazione generale di tutta la città. 

"Abbiamo bisogno di alzare il livello della nostra protesta - dice Turcheria - perché purtroppo non vediamo nessun segnale di apertura da parte dell'azienda che tira dritto sulla linea dei licenziamenti. Per questo è fondamentale che accanto ai lavoratori ci siano le istituzioni, le forze politiche e sociali, ma soprattutto la cittadinanza di Perugia e dell'Umbria, perché questa fabbrica è un pezzo imprescindibile della nostra storia, del nostro presente e del nostro futuro". 

Nelle assemblee svolte ieri (21 settembre), lavoratrici e lavoratori hanno dimostrato grande compattezza. Come avevano fatto anche sabato scorso, in occasione del presidio notturno a sorpresa, organizzato da Rsu e Sindacati contro la richiesta dell’azienda di lavorare di sabato, nonostante la dichiarazione di esuberi avanzata dall'azienda.


Picchetto nella notte ai cancelli della fabbrica

“È chiaro che c’è un largo consenso in fabbrica sulla necessità di far crescere la mobilitazione - continua Turcheria - anche perché l'azienda nell'ultimo incontro del 18 settembre in Confindustria a Perugia ha insistito sulla strada della chiusura: non vogliono parlare di lavoro, nemmeno di un grammo di cioccolato in più, ma solo di piano sociale, di come gestire gli esuberi insomma”. 

Eppure, solo un anno fa la stessa Nestlé aveva sottoscritto proprio a Perugia un accordo considerato storico dai sindacati, con 60 milioni di euro di investimenti, e alcuni impegni chiari e difficilmente fraintendibili: “Potenziare lo stabilimento di San Sisto per confermare la posizione come uno dei poli produttivi di eccellenza del cioccolato all’interno del gruppo Nestlé", "rafforzare la posizione dello storico marchio in Italia e fare di Perugina una simbolo di made in Italy in tutto il mondo, come accaduto nel settore delle acque per il marchio San Pellegrino”. Ma non è tutto, la multinazionale infatti preannunciava “interessanti opportunità di contro-stagionalità”, proprio per far fronte ad uno dei problemi storici dell’azienda, ovvero la forte stagionalità delle produzioni, che ha effetti diretti sulla capacità di tenuta occupazionale della fabbrica.

Da queste premesse come si è arrivati a dichiarare l’esubero di quasi la metà del personale? “Semplice - risponde Turcheria - qualcuno dentro la dirigenza di Nestlé Italia ha preso un impegno con i livelli più alti di mandare a casa 360 persone e vuole farlo. Ormai lo ha garantito ai suoi capi e quello allora è l’obiettivo. Il nostro di obiettivo è rovesciare questa impostazione facendoci sentire, se ce ne sarà bisogno, fino ai vertici mondiali della multinazionale”. 

Intanto, nell'incontro al Mise di mercoledì 27 settembre Flai, Fai e Uil continueranno a cercare di riportare Nestlé sul sentiero tracciato dall'accordo del 2016. "Ritorniamo a Roma per chiedere che la multinazionale faccia marcia indietro sui licenziamenti - dichiara Michele Greco, segretario generale della Flai Cgil dell'Umbria - e che tenga fede agli impegni presi. Mentre al Governo faremo presente che non si possono lasciare sole quasi 400 famiglie e che bisogna quindi attivare tutti gli strumenti necessari per gestire questa fase nel miglior modo possibile". 

Subito lo sciopero e il tavolo al Mise, giovedì 28 settembre, si terranno nuove assemblee in fabbrica con la partecipazione delle segreterie nazionali di Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil per discutere gli esiti dell'incontro e valutare eventuali altre iniziative di lotta.