Una delegazione della Federazione nazionale della stampa, guidata dal segretario generale e dal presidente Franco Siddi e Roberto Natale, si recherà domani 11 marzo, alle ore 12, nella sede Rai di viale Mazzini. L'obiettivo, spiega una nota di Fnsi e Usigrai, “è presentare il testo e le ragioni dell'esposto che il sindacato dei giornalisti ha presentato all'Agcom relativamente al forte disappunto e preoccupazione dei giornalisti circa la decisione, presa a maggioranza dal cda Rai, di sospendere (per tutta la campagna elettorale) gli approfondimenti informativi e gli stessi talk show creando un pericoloso vulnus informativo e un formidabile danno economico per mancati introiti pubblicitari”. Come è noto, ricorda il sindacato, “la Fnsi e l'Usigrai hanno chiesto l'immediato, indifferibile intervento per il ripristino delle trasmissioni negate, sia perché è stato cancellato il diritto dei giornalisti di svolgere il proprio lavoro professionale sia perché un enorme platea di utenti è stata privata di approfondimenti importanti tipici del servizio pubblico”.

“La cancellazione dei programmi di approfondimento dai palinsesti Rai, che sta determinando conseguenze aberranti anche per programmi di vero servizio pubblico come Report, rappresenta una macchia indelebile per la principale azienda culturale italiana, piegata a logiche di censura proprie della peggiore classe politica che governa il paese”. È quanto afferma in una nota il capogruppo Pd in commissione Trasporti e Telecomunicazioni alla Camera, Michele Meta, che parteciperà alla manifestazione “Sbavagliamoci” promossa da Articolo 21 e dalle altre associazioni davanti alla Rai contro la cancellazione dei talk show dai palinsesti. “Siamo di fronte - prosegue Meta - ad un'incomprensibile violazione del diritto dei cittadini all'obiettività, alla completezza e all'imparzialità dell'informazione. La decisione presa dal Cda della Rai, contro gli stessi interessi dell'azienda – conclude -, sta danneggiando in maniera evidente il diritto della pubblica opinione ad avere accesso a un'informazione trasparente e senza bavagli, e sta minando irreversibilmente le fondamenta del servizio pubblico”.