Inizia oggi, 7 ottobre, l'autunno caldo della scuola, con la giornata nazionale di protesta degli studenti contro la riforma voluta del governo Renzi. Gli studenti hanno organizzato sit-in, cortei e manifestazioni in circa 50 città italiane, da Milano a Napoli, da Bologna a Roma, a Palermo.

A Roma il corteo è partito da Piazzale Ostiense, a Milano da Largo Cairoli, a Napoli da Piazza Garibaldi, a Torino da Piazza Arbarello, a Bari il concentramento è in Piazza Umberto. Si tratta della prima mobilitazione nazionale degli studenti nel nuovo anno scolastico, organizzata da Rete degli studenti medi, Unione degli Studenti e appoggiata dall'Unione degli Universitari. 

I giovani scendono in piazza contro la cosiddetta “Buona scuola”, con l'obiettivo di “dire no alle disuguaglianze” e di “ottenere una legge nazionale sul diritto allo studio, perché migliaia di studentesse e studenti, da Nord a Sud, sono esclusi dall'accesso ad un'istruzione gratuita e di qualità”.  Secondo gli organizzatori si va invece verso “una scuola-azienda, un modello di impresa basato sulla competizione e la valutazione punitiva”, mentre al contrario servirebbe “una scuola democratica e inclusiva” senza “l'alternanza scuola-lavoro come sfruttamento”, ma con “percorsi che siano realmente formativi, al di fuori da ogni logica di sfruttamento e in aziende altamente qualificate”.

A finire sotto la scure degli studenti, però, ci sono pure altri nodi critici della legge 107, come “il preside manager”, “la privatizzazione dei luoghi del sapere”, “la riduzione degli spazi di decisione di giovani e studenti” e “l'imposizione di logiche di mercato nei luoghi della formazione”, che “ostacolano la libera scelta dei percorsi di studi". Le riforme volute dal governo Renzi, tra l'altro, secondo l'Uds, “si inseriscono in un quadro di continuità rispetto ai governi precedenti: passando per il Jobs Act che ha precarizzato ulteriormente il mondo del lavoro, arrivando allo Sblocca Italia con l’espropriazione dei territori”.

La Flc Cgil “sostiene con convinzione le mobilitazioni in tante città italiane degli studenti “. "Gli studenti - ha detto il segretario generale Domenico Pantaleo - chiedono che si dia loro voce in tutte le fasi decisionali che riguardano il diritto allo studio, la loro formazione culturale e scientifica, il loro rapporto quotidiano con la scuola. Vogliono, anzi pretendono, una scuola democratica, e per questo, a ragione, manifestano contro le deviazioni introdotte da una legge che riduce proprio gli spazi democratici, assume le caratteristiche gestionali di una sorta di impresa e sottopone gli studenti a un’alternanza con i luoghi di lavoro, che trasforma un’opportunità didattica in una forma di palese sfruttamento".

La giornata di protesta, in effetti, arriva nel pieno del caos generato dai problemi organizzativi legati alle novità previste dalla riforma, e a pochi giorni dall'incontro tra i sindacati della scuola e il ministro Stefania Giannini. Un tavolo con “poche luci e molte ombre” secondo le organizzazioni sindacali, che hanno espresso “grande insoddisfazione” soprattutto sulla "chiusura netta" da parte del dicastero sul problema del precariato. 

A detta dello stesso Pantaleo, nell'incontro si sono pure registrati “alcuni punti interessanti”, che tuttavia “andranno definiti nella legge di Stabilità”. In particolare, il ministro “si è assunta l’impegno ad allineare gli attuali 25mila posti in organico di fatto (costituiti dalle disponibilità temporanee fino al 30 giugno) all’organico di diritto (ovvero, ai posti vacanti e disponibili per l’intero anno scolastico)".  

Le "ombre" riguardano invece le risposte insoddisfacenti fornite dal dicastero "sulle altre questioni poste dalle organizzazioni sindacali allo scopo di superare le ingiustizie della legge 107/15”, con risposte “evasive" dal parte del ministro.