Una recente sentenza del Tribunale Civile di Milano ha stabilito che il lavoro festivo è volontario per chi opera nel settore dei pubblici esercizi. Con questa decisione il giudice ha accolto il ricorso di due lavoratrici di Autogrill che si erano rifiutate di prestare servizio a Ferragosto dell’anno scorso. La magistratura ha stabilito che onorare le festività è un diritto soggettivo in capo al singolo lavoratore, non suscettibile quindi di essere limitato o inibito dall’impresa. Una sentenza particolare, perché riguarda un settore, quello dei bar e dei ristoranti, tradizionalmente soggetto al “sempre aperto”.

“È un’importante opportunità per poter contrattare condizioni migliori per un milione circa di addetti nel nostro paese”, commenta la Filcams Cgil nazionale. “Non si discute la libertà dei pubblici esercizi di garantire un servizio ai consumatori in queste giornate, ma il ‘sempre aperto’ si deve attuare con adeguate regole e maggiori diritti per chi nelle medesime giornate è chiamato a prestare servizio sacrificando affetti, famiglia e anche quota parte dei propri valori e convinzioni”.

Per queste ragioni in occasione del mese di agosto, dove la stragrande maggioranza dei cittadini è in vacanza, affollando bar e ristoranti, la Filcams lancia la campagna social #Facciamocifesta che si propone due obiettivi: veicolare un messaggio corretto rispetto al lavoro festivo nella ristorazione; sensibilizzare turisti e consumatori sulle problematiche di chi lavora in questi settori. “Riteniamo che si possano coniugare le esigenze dei consumatori, di chi viaggia, di chi visita le nostre città, o i nostri litorali con quelle dei lavoratori di bar, autogrill, fast food e ristoranti aprendo una nuova stagione di contrattazione a tutti i livelli”.

“Non vogliamo far chiudere i ristoranti a capodanno o gli autogrill a ferragosto”, precisa Cristian Sesena che, assieme al dipartimento comunicazione, per la Filcams ha ideato la campagna. “Vogliamo solo che nei giorni rossi del calendario – aggiunge il dirigente sindacale – chi lavora sia retribuito il giusto, che a prestare servizio non siano sempre i soliti noti, che sia garantito a tutti il diritto di astenersi dalla prestazione, nell’ambito di una organizzazione e programmazione del lavoro condivise”.