Iscrizioni scolastiche al via da domani. Con i tagli che negli anni si sono abbattuti sulle scuole si è sempre più registrato l'aumento e la diffusione del contributo scolastico volontario, una elargizione economica che si è però tramutata in una vera e propria “tassa” spesso e volentieri imposta da presidi e professori autoritari anche con il ricatto. In numerosi istituti, negli anni passati, abbiamo registrato casi di scuole che volevano negare agli studenti dalle pagelle, ai libretti delle giustifiche, sino alla negazione dell'accesso alle attività laboratoriali o alle gite scolastiche.

“Abbiamo aperto uno sportello di assistenza per gli studenti che non vogliono o non possono pagare il contributo volontario e solleciteremo il Miur e gli Usr per prendere posizione come in altri anni sul reale funzionamento del contributo. Non vogliamo che dal 22 gennaio inizi un nuovo salasso ai danni delle famiglie - dichiara Danilo Lampis, coordinatore nazionale dell'Unione degli Studenti -. Il contributo volontario si è trasformato in una sorta di tassa informale per le scuole pubbliche che viene imposta agli studenti da presidi e docenti autoritari. Il governo Renzi non risponde a questa drammatica situazione. La legge 107 non ha previsto un solo euro per il diritto allo studio. Linea confermata dalla legge di stabilità 2016, che addirittura agevola le scuole private con ben 497 milioni di euro."

“Con questa campagna vogliamo denunciare che la scuola pubblica non può funzionare in questo modo, sostentandosi grazie a queste tasse informali salatissime che nessuno si può permettere - denuncia Lampis -. L’istruzione pubblica oggi è de facto privatizzata, poiché per accedervi i costi sono sempre più elevati e in futuro dovrà appoggiarsi anche sulla benificenza dei finanziamenti privati tramite lo school bonus, cosa che riprodurrà disuguaglianze e metterà a seria prova l'indipendenza delle scuole. Stiamo giungendo ad un punto di non ritorno che mette a serio rischio il carattere pubblico dell'istruzione e la sua capacità di includere le fasce sociali più deboli. Non permetteremo che studenti vengano minacciati o subiscano ritorsioni per non aver voluto o potuto pagare il contributo “volontario”. L’istruzione pubblica e il diritto alla studio vanno rifinanziati e non si possono continuare a coprire anni di tagli con contributi imposti alle famiglie o con finanziamenti privati. Vogliamo un'istruzione pubblica, gratuita e di qualità per tutte e tutti!”