Il Veneto si prepara allo sciopero nazionale intersettoriale del terziario in programma per venerdì 6 maggio, quando in tutta Italia i lavoratori incroceranno le braccia per l'intera giornata. A Venezia è prevista una manifestazione regionale organizzata da Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs Uil e Uiltrasporti. 

Si tratta di uno sciopero per il contratto, ma anche per la dignità e qualità del lavoro. In Veneto ne sono interessati più di 150.000 lavoratori dipendenti dalle aziende associate a Federturismo/AICA/Confindustria Alberghi, Fipe, Fiavet; Confesercenti, Federterme, Federfarma, Angem, ACI (cooperative), Anip-Confindustria, Legacoop Servizi, Federlavoro e Servizi Cooperative, Agci, Unionservizi Confapi, FNIP Confcommercio. Non sarà invece sciopero nelle aziende aderenti a Federalberghi e Faita (campeggi).

A fermarsi di lavoratori diversi, quindi, ma accomunati dal fatto che i datori di lavoro non vogliono rinnovare i contratti e rischiano di saltare un’intera tornata contrattuale. Per questo il 6 maggio si ritroveranno a Venezia dove si svolgerà la manifestazione. Il concentramento è fissato per le ore 9,30 davanti alla Stazione ferroviaria di Venezia Santa Lucia da dove partirà il corteo diretto a Campo San Geremia. Qui, tra gli altri, parlerà Pierangelo Raineri, Segretario Generale della Fisascat Cisl.

La giornata del 6 maggio servirà anche a rappresentare la situazione di settori che sono in crescita (come il turismo che l’anno scorso in Veneto con 17.300.000 arrivi ha visto un balzo del 6,1% sui 12 mesi precedenti) ma che si avvalgono sempre più di lavoro povero, magari abusando di voucher aumentati in un solo anno del 47% nel solo comparto turistico. Ebbene, questo sembra non bastare a tante piccole e grandi imprese del settore che vorrebbero ulteriori sconti sul lavoro con un arretramento delle condizioni contrattuali!

Lo stesso si può dire per il mondo degli appalti dove le retribuzioni sono spesso povere, legate anche ad orari che si riducono ad ogni cambio di appalto e con una situazione che potrebbe essere anche peggiorata dopo il colpo di mano del Governo sul varo del “Codice appalti” con cui si è cancellato dal testo proposto dalle commissioni parlamentari il capitolo relativo alle clausole sociali per la garanzia della stabilità occupazionale fin dai bandi di gara.