Il laureato, figura un tempo molto apprezzata nel mercato del lavoro italiano, non solo sul piano retributivo, sembra svanire. La laurea, infatti, oltre a essere un miraggio per molti giovani, non è più garanzia di impiego stabile o adeguatamente retribuito, anzi, secondo l’Eurispes nel rapporto Italia 2010, ha conseguenze negative sull'occupazione.

Nel nostro paese, infatti,
solo il 16 per cento degli occupati in età compresa tra i 25 e i 34 anni è laureato (a fronte della media Ocse del 32 per cento) e per la popolazione compresa tra i 15 e i 24 anni il rischio di rimanere disoccupati, aumenta al crescere del titolo di studio acquisito, una tendenza che trova espressione anche nella bassa percentuale di laureati rispetto alla popolazione adulta (circa il 15 per cento rispetto alla media europea del 22,3 per cento).

La popolazione compresa tra i 24 e i 30 anni
, oltre a riscontrare maggiori difficoltà nel trovare un impiego a tempo indeterminato (alla fine del 2007 su 381.127 contratti a progetto registrati, 201.901 coinvolgono giovani tra i 15 e i 34 anni), subisce anche l'ampliarsi del gap retributivo con i lavoratori più adulti. I lavoratori precari, inoltre, subiscono un divario retributivo generazionale ancora più ampio (i collaboratori over 60 guadagnano in media sei volte in più degli under 25), dovuto alla relazione inversa tra età e reddito.