Il vertice Rio+20 sullo sviluppo sostenibile è stato un fallimento, non ha preso nessuna misura per combattere la crisi sociale e ambientale, ha assunto solo impegni generici. La conferenza Onu dello scorso giugno non è riuscita, dunque, e resta intatto il tema dell'ambiente come problema fondamentale del prossimo futuro. Con questo presupposto si è aperta la seconda Conferenza della Cgil sul clima, dal titolo "Economia solidale verde per lo sviluppo sostenibile. Verso un nuovo piano per il lavoro", che si è svolta oggi (16 ottobre) a Corso Italia.

Il summit di Rio ha fornito solo "un lungo elenco di dichiarazioni d'intenti", secondo la Cgil. Nelle sue conclusioni – per esempio – non ci sono misure concrete per una“green economy” a basse emissioni di gas inquinanti. Al contrario, lo sviluppo sostenibile per l'Italia non è una scelta ma una necessità: bisogna superare la vulnerabilità del nostro territorio, l'esposizione dei cittadini agli eventi estremi, il degrado dei centri urbani. E si può fare solo con lo sviluppo di un'economia eco-sostenibile. Per questo il sindacato presenterà un nuovo Piano del lavoro, con l'obiettivo di rilanciare il paese e la sua economia.

Tutti spunti confermati nell'introduzione di Oriella Savoldi, del dipartimento Ambiente e territorio della Cgil, che ha ribadito l'importanza del confronto sull'ambiente tra soggetti diversi, a livello sia nazionale che internazionale. Una seria politica energetica italiana – tra l'altro – può creare fino a 1,6 milioni di posti di lavoro, come ha fatto notare Rosario Strazzullo del dipartimento Reti e terziario della Cgil. E' stata una giornata di confronto e dibattito, con il contributo del sindacato e delle organizzazioni ambientaliste. In vista del prossimo appuntamento internazionale, la Conferenza per il Clima di Doha 2012 fissata per novembre.

E' intervenuta Maria Grazia Medulla del Wwf: "Dal vertice di Rio non sono arrivati risultati positivi - ha rimarcato -. Il vero problema è che la questione ambientale non è in mano alla politica, ma alle lobby". Sono proprio le lobby che "scrivono le leggi". "Per esempio, a Bruxelles sono già riuscite a influenzare la direttiva sulle infrastrutture energetiche. Bisogna combatterle, anche attraverso il rapporto fondamentale con i sindacati". Medulla si è poi soffermata sui nodi italiani: "Lo Stato partecipa in Enel ed Eni – ha detto -, ma poi sono loro che dettano la politica energetica, come nel capitolo energia contenuto nel dl sviluppo. Anche la fiscalità verde ha avuto una battuta d'arresto in Parlamento". Sulla tassa sulle transazioni finanziarie, inoltre, "bisognerà vedere dove andrà il suo gettito".

Maurizio Gubbiotti di Legambiente ha ricordato la "sottovalutazione" del vertice di Rio. "E' stato banalizzato, anche in una situazione di estrema gravità: negli ultimi 20 anni nessuno degli obiettivi ambientali è stato raggiunto". In questi appuntamenti manca la politica: "E' la grande assente, ha abdicato alle imprese e al mercato, non gioca un ruolo primario". Legambiente chiede il rilancio della rinnovabili: "Siamo al primo posto in Europa per incentivi, ma all'ultimo per la ricerca. Si prenda il polo energetico di Montalto di Castro: la componentistica è tutta tedesca, allora inevitabile che le fabbriche chiudano. Non c'è coerenza politica e neanche nella pratica".

"L'economia verde deve diventare quella tradizionale". Lo ha affermato Alberto Zoratti di Fairwatch, invitando a "rovesciare il ragionamento" fatto finora. Il primo problema sono le regole: la green economy ha bisogno di norme precise per svilupparsi nei territori. "Per costruire una filiera energetica a livello locale - ha spiegato Zoratti -, è indispensabile mettere in campo misure a difesa delle imprese e delle realtà territoriali, altrimenti sarà impossibile. Non ci sarà una politica di rinnovabili in Italia senza possibilità di tutelarsi contro la competizione selvaggia". L'altra grande questione è "la responsabilità sociale e ambientale delle imprese".

"La riflessione sull'economia verde si inserisce nel percorso che porterà alla presentazione del nuovo Piano del lavoro della Cgil". Lo ha detto il segretario confederale, Danilo Barbi, concludendo l'incontro di oggi. Il capitolo energia è "parte integrante" del nuovo Piano. Un piano che "sarà una proposta per creare lavoro in modo straordinario, ma anche un nuovo modello strutturale di sviluppo". Un 'new deal' dei beni comuni: culturali, sociali e ambientali. Oggi serve un 'big push' - a suo avviso -, una spinta economica che arresti i fattori depressivi. E questa non può venire dal mercato, uno dei soggetti che ha prodotto la crisi. Serve una nuova spesa pubblica fortemente indirizzata. Bisogna investire per creare lavoro immediatamente, non in un futuro indefinito - ha aggiunto -. Se non lo faremo in Italia e in Europa si rischia moltissimo".

In Europa sono stati persi 4 milioni di posti nel 2012, la disoccupazione giovanile è salita del 10% in un anno, ha ricordato Barbi, definendolo "un messaggio devastante per il futuro". Quindi "creare nuova occupazione è imperativo: altrimenti non solo si perdono gli occupati di prima, ma le nuove generazioni non trovano sbocco sul mercato. In questo senso serve anche una politica industriale di innovazione, l'occupazione va creata verso i beni collettivi e non i consumi privati".

La Ue deve cambiare le politiche di austerità. "In potenza l'Europa ha i progetti di sviluppo più interessanti - a suo giudizio -, ma la Ue non li finanzia e impedisce a chiunque di poterli finanziare con l'austerity e il Patto di stabilità. La transizione verso un altro modello non si fa senza risorse. Attenzione - ha avvertito il segretario -: l'Europa ha avuto il Nobel per la pace ma se l'occupazione collassa tutta l'area diventa a rischio. Non è facile gestire un grande peggioramento".

Tornando all'Italia, le risorse si possono trovare. "I soldi ci sono, è un problema di volontà politica - ha concluso Danilo Barbi -: come ricchezza media nella Ue-17 siamo al primo posto perchè abbiamo la 'black economy', la più potente evasione fiscale di sempre. In Italia l'evasione serve per arricchirsi, ha creato grandi patrimoni immobiliari e finanziari: per questo dobbiamo colpirla, e non basta la tassa sulle transazioni finanziarie al 20% che è la più bassa dell'euro".