"Quanto sta succedendo nel movimento cooperativo, nazionale e modenese, non ultimo il caso della Cpl di Concordia, merita riflessioni e analisi serie da parte di tutti i soggetti della comunità, non prese di posizione solo strumentali e poco costruttive". Così, Tania Scacchetti, segretaria della Cgil di Modena.

"Per la Cgil, parlare di cooperazione significa parlare di una storia con radici comuni a quelle del sindacato, la storia del movimento operaio, la necessità di unire i lavoratori per combattere condizioni di miseria e per realizzare la voglia di emancipazione degli inizi del secolo scorso. I valori della mutualità, solidarietà, qualità del lavoro e responsabilità sociale dell'impresa sono quelli infatti alla base dell’emancipazione di milioni di uomini e donne che attraverso la cooperazione e il sindacato hanno saputo migliorare la condizione di vita per sé e per le loro famiglie, e sono anche quelli che hanno costituito una parte significativa della originalità del modello di sviluppo emiliano", continua il dirigente sindacale.

"Nel corso degli anni il modello cooperativo e i suoi valori fondanti, non solo sono entrati in crisi, ma purtroppo sono stati spesso relegati nei richiami retorici dei convegni e sempre meno praticati. Certo, non in tutte le imprese cooperative e certo non dalle migliaia di soci, lavoratori e cooperatori, che tutti i giorni quei valori li praticano nella loro attività quotidiana. Ad essi, oggi, si deve garantire in caso di crisi e atti corruttivi, non solo la tutela del lavoro e delle cooperative, ma anche risposte e interventi che possano restituire loro la certezza della distintività positiva del modello cooperativo e l'orgoglio di esserne parte", osserva l'esponente Cgil.   

"Da anni, denunciamo che il crescere di pratiche, quali la cooperazione spuria, la non applicazione dei contratti, le deroghe contrattuali, la marginalità del ruolo dell'assemblea dei soci, i regolamenti interni alle cooperative per bypassare i ccnl, indeboliscono il ruolo primario, solidale e redistributivo della cooperazione. È prevalsa in troppi casi la via della  finanziarizzazione, della competizione giocata sui costi, a partire da quello del lavoro, utilizzando spesso la figura del socio-lavoratore come strumento per bypassare i vincoli definiti dalla contrattazione collettiva", rileva ancora Scacchetti.

"Abbiamo assistito a un'involuzione, in certi casi a una vera e propria degenerazione dell'impresa cooperativa, che l'ha omologata all'impresa privata, pur mantenendo differenti regole del gioco. Non può essere cooperazione quella in cui si arriva allo sfruttamento vero e proprio dei lavoratori, quella basata sulla concorrenza sleale o sul malaffare. Se ci sono responsabilità di singoli, vanno indubbiamente perseguite e isolate, ma poi occorre che s'intervenga e ci s'interroghi su come impedire e arginare tali fenomeni, su come devono essere indirizzate e controllate le scelte del management, rivedendo innanzitutto i sistemi di governance e partecipazione dei soci alla vita delle imprese cooperative", aggiunge la sindacalista.

"Servono norme che introducano limiti al numero di mandati per la guida delle imprese cooperative, superando una storia non positiva di presidenti che hanno mantenuto l'incarico anche per trent'anni e oltre. Occorrono verifiche, affinché i trattamenti fiscali di favore siano concessi a chi crea lavoro di qualità e rispetta i fondamentali della cooperazione, non semplicemente a chi si definisce cooperativa. Sui valori da cui il movimento cooperativo è nato deve ripartire una storia che è irrinunciabile per lo sviluppo del nostro territorio e per la dedizione delle migliaia di lavoratori e soci che ne hanno determinato la crescita. Perciò, continueremo nel nostro impegno per affermare quei valori, anche sollecitando una pubblica riflessione sulle questioni qui richiamate e sulle tante altre che possono essere oggetto di confronto", conclude la leader della Cgil locale.
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