Ancora al palo la vertenza che riguarda i lavoratori della Carocci che continuano lo sciopero a oltranza. Come è noto a metà dicembre la Edifin, l’holding che controlla Mulino e Carocci, ha deciso unilateralmente la cassa integrazione a zero ore per 17 dipendenti (su un totale di 32), 11 dei quali redattori. Ieri c'è stato il primo incontro tra azienda e sindacati che ha avviato la trattativa e oggi i lavoratori, al termine dell'assemblea, hanno diffuso una nota in cui si deplora "l’assenza – nell’attuale delicata fase della trattativa – di Giuliano Bassani, amministratore delegato del Mulino e di Carocci: un fatto sconcertante, considerato che sul tavolo pesa il licenziamento della metà della forza lavoro annunciato in dicembre".

"La proprietà – continua la nota – insiste con un piano di smantellamento di fatto del corpo redazionale e amministrativo, confermando una decimazione della casa editrice. Questo in mancanza di un concreto piano industriale di rilancio e in assenza di indicazioni chiare per il futuro dei dipendenti che saranno allontanati (quali prospettive di ricollocamento? In che forme? Con quali garanzie?)". I lavoratori lamentano anche il fatto che la proprietà ha rifiutato "l’offerta avanzata da parte dei lavoratori di un contratto di solidarietà, che avrebbe dato all’azienda il tempo di attuare quell’attenta politica commerciale e di mercato che è mancata in questi anni. Sul calo di fatturato non incide solo il costo del lavoro o la crisi del settore, tale calo è avvenuto anche per responsabilità della dirigenza (o, peggio, si tratta di un lucido disegno di smobilitazione della casa editrice?)".

Infine, l'assemblea dei dipendenti della Carocci chiama in causa l’assemblea dei soci del Mulino affinché "prenda una posizione chiara contro una decisione imprenditoriale priva di elementi concreti di sviluppo e che ci appare molto lontana dalla storia e dalla cultura che il Mulino ha rappresentato per 60 anni".

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