Il 29 novembre è il giorno della manifestazione nazionale organizzata da Flai Cgil e Uila Uil a Roma, “Agroalimentare il lavoro che vogliamo”. L’appuntamento è a Piazza della Repubblica alle ore 12.00 per arrivare a Piazza SS. Apostoli dove si terrà il comizio finale. Interverranno Stefano Mantegazza, Segretario Generale Uila e Susanna Camusso, Segretario Generale Cgil.

Liberalizzazione dei voucher, cancellazione della cassa integrazione straordinaria e in deroga, controllo a distanza, demansionamento e modifica all’art. 18, sono alcune delle misure contenute nel Jobs Act, passato alla Camera e che tornerà in Senato la prossima settimana, e che i due sindacati intendono contrastare.

Tra le priorità di Flai e Uila ci sono interventi per il settore della forestazione ed azioni concrete da parte del Governo e del parlamento per una riforma del mercato del lavoro agricolo che sia trasparente e legale, in grado di contrastare efficacemente i fenomeni di intermediazione illecita e lavoro nero.

“Domani saremo in piazza – spiega Stefania Crogi, Segretario Generale della Flai Cgil – per un lavoro che abbia più contrattazione, più diritti e più tutele. Siamo preoccupati per quella che si configura come una liberalizzazione dei voucher a tutti i settori, generando un’area di lavoro “grigio”, che crea lavoratori di serie B con meno tutele, dall’indennità di disoccupazione alla maternità o alla malattia”.

“Caporalato e sfruttamento in agricoltura – aggiunge il Segretario Generale della Flai -sono fenomeni che vorremmo vedere debellati e questo sarebbe possibile anche con le misure contenute nella nostra proposta sul mercato del lavoro agricolo, che, a costo zero, disegna regole trasparenti e legali per l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro in agricoltura. Aspettiamo da mesi che Governo e Parlamento le prendano in considerazione. Sono 100.000 coloro costretti a rivolgersi ai caporali, solo nel settore agricolo: uomini e donne assunti per lavorare anche 14 ore al giorno, portando a casa 25 euro a fine giornata. Il peso dell’illegalità, che ricade sulle spalle di questi lavoratori ma anche sull’economia dell’intero Paese, è una zavorra che affossa questo settore e non è una cosa che possiamo permetterci”.

“Infine – conclude Stefania Crogi - la questione dei lavoratori forestali: se questi lavoratori fossero utilizzati in modo coerente e razionale, se ci fosse una governance seria, potrebbero essere utili a capovolgere la situazione di un Paese che conta 6600 comuni ad elevato rischio idrogeologico. Sarebbe necessario valorizzare le professionalità e le competenze dei forestali in maniera adeguata, magari iniziando dal contratto e iniziando a pagare gli stipendi arretrati anche da 18 mesi”.